
- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 2 Apr 2025
- 16 giorni
- Class
- Italiano
Acquisirai le competenze manageriali necessarie a svolgere il tuo ruolo organizzativo e gestionale e a governare il cambiamento del sistema socio-sanitario.
Negli ultimi anni, i medici di medicina generale (MMG, quelli comunemente definiti anche medici di famiglia) in Italia hanno affrontato una trasformazione radicale: in media, il 65% delle interazioni con i pazienti avviene ora da remoto, grazie a strumenti digitali come e-mail, messaggistica e piattaforme online. Questo cambiamento, dettato dalla necessità di gestire un numero crescente di pazienti e di richieste, rappresenta una svolta nel modello di servizio della medicina generale, ridisegnandone il futuro. Una soluzione tanto spontanea quanto efficace che, paradossalmente, ha preceduto qualsiasi scelta strategica delle politiche sanitarie nazionali.
Questo spostamento verso il digitale si è verificato in modo omogeneo in contesti molto diversi: da Lecco a Napoli Scampia, passando per la Romagna, i numeri di una nostra ricerca raccontano una convergenza sorprendente. Questo trend suggerisce che, nonostante le differenze organizzative e socio-demografiche, l’adozione di strumenti digitali risponde a una necessità universale sia dei medici che dei pazienti.
La ricerca si interroga su un tema fondamentale: come stanno cambiando le interazioni medico-paziente e quali implicazioni questi cambiamenti comportano? Tradizionalmente, il modello di servizio era basato su accessi fisici, con i pazienti che si recavano nell’ambulatorio del MMG per usufruire di tutte le prestazioni. Tuttavia, la combinazione tra riduzione del numero di MMG – che si prevede calerà ulteriormente nei prossimi anni, per poi auspicabilmente risalire – e l’aumento delle richieste da parte di una popolazione sempre più anziana e cronica ha reso insostenibile il vecchio paradigma. Oggi un MMG gestisce, in media, 1.300 assistiti, contro i 1.100 di dieci anni fa e i 1.000 di venti anni fa. Bisogna inoltre notare che più della metà dei MMG è “massimalista,” gestisce cioè più dei 1.500 assistiti che costituiscono il massimo teoricamente consentito.
Per la prima volta, il nostro studio analizza dati quantitativi e sistematici sull’evoluzione delle modalità di interazione tra medici e pazienti. Quali sono i canali preferiti? Qual è il volume effettivo di contatti che un MMG gestisce quotidianamente? E, soprattutto, come le diverse modalità di accesso tra fisico e digitale variano a seconda delle caratteristiche dei medici e dei pazienti? La ricerca si propone di rispondere a queste domande, fornendo una mappatura dei cambiamenti in atto.
Per un capitolo del Rapporto OASI 2024, abbiamo raccolto dati su oltre 22.000 interazioni avvenute in tre regioni italiane – Lombardia, Emilia-Romagna e Campania – coinvolgendo 78 MMG. Tramite un questionario dettagliato, i medici hanno monitorato per cinque giorni consecutivi tutti i contatti ricevuti, annotandone modalità, motivo e caratteristiche dei pazienti. Questa indagine ha fornito una fotografia chiara di come la medicina generale stia cambiando.
I risultati mostrano che ogni MMG gestisce in media 45 contatti al giorno, con l’aggiunta di più di 30 contatti gestiti dalle segreterie, con punte che superano i 100 contatti al giorno. A sorprendere è la quota di interazioni da remoto: il 69% a Lecco il 66% in Romagna e il 57% a Napoli. Tra i canali remoti, e-mail e telefono sono i più utilizzati, mentre l’accesso fisico agli ambulatori rimane limitato alle visite programmate o a necessità urgenti.
Un dato particolarmente rilevante riguarda la capacità dei medici di gestire questa trasformazione nonostante le limitazioni organizzative. A Napoli, ad esempio, l’89% dei medici dispone di un supporto amministrativo limitato o assente, ma riesce comunque a far fronte a un volume di contatti significativo grazie a strumenti che non prevedono l’interazione di persona, come il telefono. In Romagna e Lombardia, invece, la presenza di segreterie più strutturate consente una gestione più fluida, ma non elimina la pressione sul personale medico.
Dal punto di vista dei pazienti, la maggior parte delle interazioni riguarda richieste di prescrizioni, informazioni e prenotazioni (oltre il 40% dei contatti). Anche i consulti per patologie croniche vengono spesso gestiti da remoto, segno che la medicina generale sta adattandosi rapidamente ai nuovi strumenti per garantire continuità assistenziale.
La transizione all’utilizzo delle tecnologie è arrivata con una rivoluzione, per così dire, dal “basso” e il trend non sembra variare per nessuna caratteristica né dei MMG né dei loro assistiti
Se fino ad ora la digitalizzazione è stata uno strumento per gestire carichi crescenti, da qui in poi deve essere interpretata come un’opportunità per migliorare efficienza e qualità, valorizzando l’abitudine già radicata fra pazienti e medici nell’utilizzo di questi strumenti. È essenziale quindi supportare i MMG nella scelta di canali che bilancino il carico di lavoro, evitando sovraccarichi causati da strumenti come WhatsApp, che generano aspettative di risposta immediata e aumentano la pressione sui medici.
D’altra parte, si perderebbe un’occasione importante se non si sfruttasse questa abitudine al digitale per irrobustire il ruolo del MMG come professionista che fa la sintesi clinica di tutte le problematiche di assistiti sempre più spesso cronici e sempre più bisognosi, perciò, di cure erogabili in un setting territoriale anziché ospedaliero.
Per esempio, l’integrazione di sistemi di supporto alle decisioni cliniche (CDSS) potrebbe standardizzare le prescrizioni e migliorare l’aderenza alle terapie. Questi strumenti, se co-progettati con i medici, permetterebbero di rendere le prescrizioni non solo più uniformi, ma anche più facilmente erogabili dal sistema sanitario. Una strategia condivisa tra MMG e aziende sanitarie potrebbe includere la creazione di pacchetti di prestazioni programmati per pazienti cronici, riducendo gli accessi randomici e ottimizzando le risorse.
Perché un simile scenario si trasformi in realtà, sarebbe necessaria una migliore integrazione dei sistemi informativi utilizzati dai MMG. Come recentemente osservato da un articolo del Lancet che ha avuto ampia eco mediatica, il sistema è frammentato. Questo dato è confermato da una nostra ricerca, da cui risulta che i MMG lombardi si trovano a dover utilizzare per la loro professione ben 11 software pubblici, che difficilmente dialogano tra loro.
Giulia Broccolo, Francesca Guerra, Francesco Longo, Angelica Zazzera, “I cambiamenti dei modelli di servizio della medicina generale,” in Rapporto OASI 2024, pp. 447-468.
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Bobini, Compagni, Rotolo – La sostenibilità in sanità: quattro direzioni in cui muoversi