- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 3 mar 2025
- 5 giorni
- Blended
- Italiano
Per aiutarti a trovare le soluzioni adeguate in un’ottica di lungo periodo nella gestione del punto di vendita di prodotti e servizi per la salute.
Che ai dirigenti pubblici sia richiesto di essere anche leader è ormai cosa legittimata anche dalle recenti direttive ministeriali. Ma leader si nasce o si diventa? E come lo si può imparare? Per rispondere a questa domanda si prende ispirazione da un caso, quello di un’azienda ospedaliera pubblica che ha scelto di investire sulla formazione alla leadership di tutto il vertice aziendale. Ecco come. Con Elisabetta Trinchero
Le modalità attraverso cui si assumono ruoli di vertice nel pubblico sono vari, ma accomunati tutti da processi di selezione centrati sul possesso delle competenze tecnico-professionali più che manageriali. In sanità, ad esempio, si diventa direttore (“primario”, si sarebbe detto una volta) sulla base del riconoscimento clinico e scientifico. Eppure il mestiere del direttore richiede in genere di sacrificare la componente professionale (clinica, nel caso della sanità) a vantaggio di nuove incombenze che hanno a che fare con la definizione delle operations della propria unità e la gestione delle persone che la popolano.
Questa configurazione porta in genere ad un paradosso: si premiano i migliori professionisti offrendo loro posizioni in cui sostanzialmente si richiede cambiare mestiere.
Alcuni mostrano una sorta di naturale dimestichezza a mettersi alla guida di strutture anche molto grandi. Altri si difendono dalla sfida manageriale, interpretando il proprio ruolo più come quello di “primus inter pares” che non solo non rinuncia alla clinica, ma anzi tiene per sé i casi (o i dossier) più interessanti e sfidanti, al prezzo di trascurare lo sviluppo dei membri e della produzione della propria unità. In più, negli ultimi anni nelle amministrazioni ed aziende pubbliche – quelle sanitarie in testa – si osserva un fenomeno piuttosto nuovo, quella della fuga dei talenti verso altre opportunità professionali, che porta sul tavolo di direttrici e direttori una sfida del tutto nuova: trattenerli e motivarli, senza grandi leve economiche a disposizione.
Come supportare lo sviluppo di competenze di leadership diffuse in organizzazioni pubbliche con queste caratteristiche?
Questa è la domanda che con Elisabetta Trinchero abbiamo raccolto da parte della direzione strategica di una grande azienda ospedaliera del Nord-Ovest che si è rivolto a SDA Bocconi per rafforzare le competenze di leadership dei suoi direttori. Ne è nato un percorso, concluso da poco con successo, che può aiutare a mettere a fuoco tre ingredienti utili per lavorare su questi obiettivi formativi.
Aver distanziato nel tempo i moduli formativi ha permesso inoltre di incontrare direttori e direttrici per un tempo lungo quasi 6 mesi, in cui sperimentare i primi apprendimenti e cominciare ad osservarsi con occhi diversi.
In conclusione, i partecipanti hanno riportato di aver meglio compreso perché in alcune circostanze si sentono meno efficaci come leader (“ho capito che il modo in cui dicevo le cose non funzionava”), di aver cambiato il punto di vista su alcuni fenomeni organizzativi, ad esempio sul tema della fiducia (“i giovani medici ci guardano con pregiudizio, ma forse anche noi facciamo lo stesso e questo non aiuta”), di aver aperto nuove conversazioni trasformative nei propri reparti (“dare feedback più strutturati”; “quando assegno una delega, mi assicuro che sia stata ricevuta e che siamo sulla stessa pagina”). In più, essersi messi in gioco insieme ha permesso di scoprire che si affrontano problemi simili e che per affrontarli il confronto tra pari è stato utile e può continuare anche tornati in azienda, ora che ci si è conosciuti meglio e si è imparato a fidarsi reciprocamente un po’ di più.