Teoria in pratica

Carcere: perché le attività riabilitative non riabilitano tutti

Uno studio condotto presso il carcere di massima sicurezza di Opera, in Italia, ha osservato che le attività teatrali, implementate come innovazione sociale per migliorare le capacità sociali dei detenuti, hanno effetti diversi a seconda del tipo di detenuto. Mentre alcuni sviluppano abilità come la fiducia, la collaborazione e la risoluzione dei conflitti, altri, in particolare quelli affiliati a organizzazioni criminali di tipo mafioso, mostrano una resistenza a tali attività riabilitative. Questa scoperta mette in discussione il presupposto che le innovazioni sociali abbiano un impatto omogeneo su categorie marginalizzate.

Il contesto

L'innovazione sociale si riferisce a iniziative innovative che affrontano problemi complessi, come l'esclusione sociale e la marginalizzazione, utilizzando approcci nuovi e non convenzionali. La tradizione dell'humanistic personalism e dell'integral human development sostiene che le organizzazioni, siano esse profit o non profit, abbiano la responsabilità di promuovere lo sviluppo integrale delle persone, cioè non solo migliorandone il benessere economico, ma anche quello relazionale e sociale.

 

Le teorie dominanti in questo ambito partono dal presupposto che qualsiasi iniziativa che miri a migliorare la capacità di interagire in modo positivo con gli altri, specie per i gruppi marginalizzati come i detenuti, comporti benefici omogenei.

 

Nel contesto del sistema penitenziario, specialmente in Italia, i tassi di recidiva alti e la condanna del Paese da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per condizioni carcerarie degradanti indicano che il sistema tradizionale di riabilitazione è inadeguato. Le prigioni, tradizionalmente orientate a una funzione punitiva, raramente offrono opportunità sufficienti per la crescita relazionale dei detenuti, esacerbando il loro isolamento. Perciò, iniziative come le attività teatrali a Opera mirano a contrastare questa carenza offrendo spazi sicuri di interazione positiva, cercando di superare la separazione tra punizione e riabilitazione. Ma l’efficacia di tali interventi non è stata indagata in modo approfondito, tanto meno in una prospettiva manageriale e di social entrepreneurship.

Lavoro sul campo

Il tema centrale della ricerca, condotta con Filippo Giordano, Tommaso Ramus e Francesco Castellaneta è l’impatto dell'innovazione sociale sulle capacità relazionali degli individui marginalizzati, nello specifico i detenuti.

 

Il carcere di Opera, situato vicino a Milano, è una struttura di massima sicurezza, con un alto numero di detenuti affiliati a organizzazioni criminali, in particolare quelle di tipo mafioso. Dal 2013, questo penitenziario ha introdotto una serie di attività teatrali come innovazione sociale, con l’obiettivo di migliorare le competenze sociali dei detenuti, facilitando la loro riabilitazione. Il teatro, con le sue dinamiche di gruppo, richiede ai partecipanti di collaborare, comunicare e risolvere conflitti per portare a termine una performance di successo. Le attività includono sia la recitazione che mansioni dietro le quinte, come la scenografia e la gestione del palco, offrendo opportunità diverse per tutti i partecipanti.

 

Per analizzare l’impatto di questa innovazione, i ricercatori hanno raccolto dati su un campione di 178 detenuti, attraverso 396 questionari somministrati in tre anni consecutivi, dal 2016 al 2018.

 

Oltre a raccogliere dati demografici, i questionari misuravano specifiche competenze sociali come la fiducia, la capacità di risolvere conflitti, la cooperazione in gruppo e le capacità comunicative. Abbiamo inoltre raccolto informazioni sulla salute dei detenuti, la loro storia criminale e il loro coinvolgimento in altre attività riabilitative all'interno del carcere.

Conclusioni e implicazioni

I risultati dello studio rivelano una complessità inaspettata. Se da un lato, la partecipazione alle attività teatrali ha avuto un impatto positivo sulle capacità sociali dei detenuti, dall’altro, l’effetto è stato eterogeneo e non uniforme. I detenuti che partecipavano con un atteggiamento più aperto e positivo alla riabilitazione hanno visto un miglioramento significativo delle loro competenze sociali. Questi individui hanno mostrato una maggiore capacità di instaurare relazioni positive con gli altri, di fidarsi e di lavorare efficacemente in gruppo.

 

Tuttavia, per i detenuti affiliati a organizzazioni criminali di tipo mafioso, l'impatto è stato meno significativo. Questi soggetti, pur partecipando alle attività teatrali, sono stati meno inclini a sviluppare fiducia o abilità collaborative. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che tali organizzazioni promuovono un sistema di valori che rigetta l’idea di riabilitazione, vedendo il carcere come un luogo di punizione da accettare senza cambiare le proprie convinzioni.

 

Per i policy maker, i risultati indicano che l’introduzione di attività innovative come il teatro nelle carceri può rappresentare un passo avanti verso la riabilitazione, ma non si tratta di una soluzione universale. È fondamentale adattare queste attività alle esigenze specifiche dei detenuti, specialmente quando ci si confronta con gruppi particolarmente resistenti.

 

Dal punto di vista dei gestori delle carceri, ciò evidenzia l'importanza di personalizzare gli interventi riabilitativi, rendendoli più efficaci nel rispondere a diverse tipologie di detenuti. Le future ricerche potrebbero esplorare ulteriormente come personalizzare le innovazioni sociali e implementare strategie che tengano conto di questi fattori.

 

Tommaso Ramus, Francesco Castellaneta, Filippo Giordano, Francesco Perrini.When Social Innovations Foster Integral Human Development: Evidence from the Impact of Theatrical Activities on Prison Inmates’ Social Skills.” J Bus Ethics (2024). https://doi.org/10.1007/s10551-024-05766-0.

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