- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 31 gen 2025
- 40 ore
- Online
- Italiano
Fornire gli strumenti per (ri)disegnare la roadmap di adozione e sviluppo dell’AI in azienda bilanciando strategia, elementi tecnologici, organizzativi e di contesto.
Nel 2016, quando Amazon lanciò Just Walk Out, l’idea sembrava davvero buona. I clienti dei negozi Amazon Go e Amazon Fresh avrebbero potuto fare acquisti senza passare da nessun tipo di cassa. Sarebbe bastato farsi riconoscere attraverso il telefono, perché un sistema di telecamere supportato dall’intelligenza artificiale avrebbe identificato le merci e l’addebito sarebbe arrivato direttamente sull’account Amazon. Ad aprile 2024, però, Amazon ha dichiarato di voler ridimensionare l’uso di questo sistema in gran parte dei suoi negozi. Secondo fonti di stampa, oltre a vari problemi tecnici, l’intelligenza artificiale doveva a sua volta essere supportata da un migliaio di impiegati indiani, incaricati di rendere più accurato il riconoscimento delle merci.
Oggi l’eccesso di entusiasmo per l’intelligenza artificiale è un rischio più forte che nel 2016 e le aziende che possono paragonarsi ad Amazon per capacità economica e preparazione tecnologica sono poche al mondo. Ogni manager, prima di avviare un progetto legato all’intelligenza artificiale, dovrebbe allora porsi alcune domande fondamentali.
La “domanda zero” che sempre dobbiamo farci è la più banale ma in parte anche la più difficile. Abbiamo davvero bisogno di una soluzione AI? In un momento di effetto moda davvero travolgente, analizzare a mente fredda se questo tipo di iniziativa sia davvero quella da perseguire è uno step zero da non sottovalutare.
Fatto questo, una prima domanda più di dettaglio riguarda la natura dei benefici che si vogliono ottenere dall’intelligenza artificiale. Anche prima dell’esplosione dell’AI generativa, diversi sistemi di intelligenza artificiale riuscivano a rendere più efficienti (più veloci, meno costosi) alcuni processi aziendali di vario tipo, con un relativo beneficio economico per l’impresa. Per specifici tipi di aziende (spesso tech company con la tecnologia al centro della propria offerta) questi benefici potevano arrivare a essere dei veri e propri fattori strategici differenzianti. Questa distinzione si ripropone anche nel campo della Gen-AI. Molti progetti attualmente in sperimentazione mirano infatti a ottenere un beneficio economico con aumento dell’efficienza. Altri, più ambiziosi e al momento più incerti, cercano di immaginare un uso della Gen-AI in logica più strategica.
La seconda domanda ha a che fare con il bilanciamento tra impatto atteso e fattibilità tecnica. L’impatto deve ovviamente essere commisurato a costi e sforzi necessari, ma quello che si tende a dimenticare, in tempi di hype e di pressione psicologica all’adozione, è un serio assesment di fattibilità.
Se, ancora oggi, molti progetti di adozione si bloccano prima di raggiungere una fase di produzione a scala, è perché pochi riescono a vedere un sistema di intelligenza artificiale nella sua interezza. A volte il rischio è quello di focalizzarsi sulla componente di “training”: il modello, l’algoritmo di funzionamento e i dati necessari a farlo funzionare. Si tende però a dimenticare che tutto questo si deve innestare su una infrastruttura tecnologica preesistente, essere accettato dagli operatori che lavorano sul campo, dialogare efficacemente, o essere direttamente integrato, con gli altri strumenti tecnologici che costituiscono la spina dorsale dei sistemi aziendali. Questo vale tanto per le soluzioni generative, quanto per quelle di AI predittiva più tradizionale.
L’intelligenza artificiale deve insomma essere integrata nei processi aziendali esistenti. Se non si progetta l’integrazione e non si stimola l’adattamento delle persone, il sistema funzionerà, nel migliore dei casi, in modo molto limitato e isolato. Se il sistema deve essere alimentato da dati raccolti e registrati dai venditori sul campo, per esempio, è cruciale essere certi della loro collaborazione e della loro consapevolezza di quanto registrare efficacemente questi dati sia cruciale per l’azienda. Se introduciamo un sistema per la scrittura di contratti, il personale che se ne occupa deve fidarsene. Se il sistema deve essere alimentato con dati omogenei, dobbiamo assicurarci che quelli a disposizione non derivino, per le diverse legacy dei vari reparti aziendali, da sistemi non coerenti tra loro e con dati semanticamente differenti.
L’ultimo aspetto da considerare è la necessità (e le modalità) di personalizzazione. Gli approcci possibili (guardando con occhio più attento ai sistemi generativi e ai Large Language Models, LLM) sono sostanzialmente quattro.