EMF - Executive Master in Finance Leader Series 2025

Professor Giovanni Bazoli, Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo: leadership democratica del capitalismo

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Quali le relazioni tra democrazia e capitalismo? E quale influenza esercita la tecnologia su tale interazione? Su questi temi si è incentrata la lezione del Professor Giovanni Bazoli, Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo, all’aula di partecipanti di EMF - Executive Master in Finance di SDA Bocconi, diretto da Andrea Beltratti, EMF Academic Director e Alessia Bezzecchi, EMF Program Director in occasione della Opening Ceremony della nona edizione con la Classe EMF 2025 che ha avuto il privilegio di assistere all’intervista nell’esclusiva location delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo.

 

Capitalismo in crisi? “Vorrei partire dalle considerazioni del Premio Nobel per l’Economia del 2024, Daron Acemoglu, che ha lanciato un campanello d’allarme sulla trasformazione del capitalismo, che da strumento per la creazione di benessere condiviso si è trasformato in motore per la creazione di enormi ricchezze destinate a pochi. Condivido questo allarme,

che scaturisce dalla preminenza assoluta attribuita alla ricerca del profitto individuale e dall’indifferenza per gli effetti che si producono in capo a tutti i portatori di interesse. La maggior parte degli imprenditori e dei top manager sembra essere interessata più al proprio status che alla creazione di valore sociale. Tutto ciò sta inquinando anche grandi nazioni che sono state tradizionalmente baluardo della democrazia. Il compito delle istituzioni europee è particolarmente difficile in quanto devono perseguire obiettivi unitari in un contesto caratterizzato da interessi nazionali divergenti.

Da un punto di vista istituzionale, l’Unione Europea si trova oggi in situazione opposta agli Stati Uniti, perché il potere del Presidente americano è esecutivo e, dopo le elezioni del novembre scorso, non risulta più limitato né dal Congresso né dalla Corte Suprema (nominata direttamente dal Presidente e con poteri estesissimi di natura giurisdizionale). Specialmente nell’evoluzione più recente, la democrazia americana sembra più fragile di quella europea”.

 

Capitalismo e regolazione. Capitalismo e democrazia sono il risultato di un compromesso. Il capitalismo, che è fondato sulla libertà del singolo, non è di per sé in grado di perseguire obiettivi di equità sociale, distribuzione del reddito, attenuazione dell’impatto delle esternalità negative. La democrazia esige invece che l’obiettivo della crescita economica sia perseguito congiuntamente a quello del contenimento della disuguaglianza economica e sociale. Parliamo di contenimento, non di azzeramento della disuguaglianza, perché l’azzeramento è un obiettivo irrealizzabile, che viene assunto ideologicamente dalle economie pianificate per giustificare regimi che annullano l’iniziativa individuale. La storia ha dimostrato la grande difficoltà che il modello delle economie pianificate incontra a generare crescita economica. Il crollo del Muro di Berlino del 1989 è lo spartiacque, la prova tangibile dell’inefficienza economica del sistema sovietico basato sulla pianificazione. Tuttavia, come ho sostenuto nelle mie precedenti lecture presso Executive Master in Finance, quello è anche stato il momento in cui il sistema capitalistico americano ha mostrato la sua miopia: invece di aiutare la Russia con un pacchetto di trasferimenti che consentisse di rinforzarne l’incipiente e fragile democrazia, ha perseguito una logica imperialistica legata al profitto. I risultati delle scelte politiche che furono allora assunte hanno portato a risultati del tutto negativi, sino all’attuale conflitto tra Russia e Occidente.

 

Tecnologia e democrazia. La tecnologia ha sempre svolto, e continua a svolgere, un ruolo positivo per l’umanità. Si tratta, tra l’altro, di una forza che è pressocché impossibile imbrigliare. Ciò premesso, dobbiamo peraltro renderci conto che la tecnologia può influenzare in modo rilevante le libere elezioni, che sono l’elemento fondante della democrazia. E’ necessario infatti chiedersi come si forma il consenso, da cui dipendono i risultati delle elezioni. Se in passato il consenso si otteneva tramite l’azione dei partiti politici (come ancor oggi è previsto dalla nostra Costituzione), oggi risulta condizionato in misura crescente dai media: dalla televisione e, ultimamente, soprattutto dai social. Gli orientamenti espressi sui social mutano rapidamente, assumendo a volte i connotati di un vero e proprio contagio (non a caso si parla di “diffusione virale” dei messaggi). Questa variabilità rende più difficile agli esponenti politici ragionare e programmare sul lungo periodo. Inoltre, la proprietà concentrata dei media aumenta il rischio che il consenso sia influenzato pesantemente dalle azioni di pochi.

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