Innovative technologies & finance: opportunità e sfide per la trasformazione del business model

Executive Master in Finance - EMF CEO Forum

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L’attenzione per l’Intelligenza Artificiale, in particolar modo per la cosiddetta generative Artificial Intelligence, ha un reale impatto sul business model delle aziende? Gli effetti sono differenziati tra settori? In che modo le istituzioni finanziarie possono attrezzarsi per affrontare le nuove sfide? Conviene essere all’avanguardia e sperimentare o è più prudente prendere a prestito le idee dalle migliori applicazioni? La riflessione è stata proposta nel contesto di EMF - Executive Master in Finance, dalla classe di partecipanti provenienti da diversi settori afferenti ai quattro track di specializzazione Asset/Wealth Management, Banking & Insurance, Corporate Finance & Control, Corporate Finance & Real Estate, guidati da un panel di top manager, Alessandro Foti, CEO e MD Finecobank, Paola Pietrafesa, CEO Allianz Bank Financial Advisors e Vice Direttore Generale di Allianz S.p.A., Claudio Scardovi Senior Partner e Private Equity Leader per Deloitte, e Bruno Scaroni, CEO Zurich Italia, nell’EMF CEO Forum 2024. Come nel passato, l’EMF CEO Forum è parte integrante dello Strategic Finance Lab che ha la finalità di indagare come la finanza supporti la continua creazione di valore aziendale.

L’innovazione tecnologica nel settore finanziario

Il primo tema trattato dalla progettazione effettuata da Andrea Beltratti, EMF Academic Director e Alessia Bezzecchi, EMF Program Director, riguarda l’identificazione delle innovazioni tecnologiche che hanno maggior impatto nel settore finanziario. Alessandro Foti ha offerto una prospettiva iniziale fondamentale per il dibattito: diversamente da altri settori, l’intermediazione finanziaria è pesantemente regolata a causa dei suoi impatti pervasivi su consumatori e imprese. La finanza ancora oggi fa i conti che la grande trasformazione dell’ultimo secolo, Internet, che ha impattato in maniera fondamentale il modello di servizio offerto ai propri clienti. Su tale trasformazione si è inserita oggi il secondo fondamentale driver di cambiamento, costituito dall’Intelligenza Artificiale. Concetti che trovano immediata rispondenza nelle parole di Paola Pietrafesa che ricorda come il Gruppo Allianz, il più grande conglomerato finanziario al mondo, investa ogni anno oltre cinque miliardi di euro in ricerca e sviluppo, proprio per migliorare continuamente il proprio modello di servizio. Suggerisce però che l’uso della tecnologia non significa passare da un modello “fisico” di interazione tra cliente e azienda a uno “digitale” in cui ci si confronta solo a distanza. L’esperienza di questi ultimi anni ha dimostrato il crescente valore del face to face e della possibilità di costruire un rapporto di fiducia con i clienti e quindi l’esigenza per le persone di rete di avere un supporto continuo e innovativo dall’azienda. Bruno Scaroni ha evidenziato come la tecnologia stia esercitando un influsso di grande rilevanza nel settore assicurativo, addirittura trasformando da statico a dinamico il modo in cui le compagnie possono valutare i rischi. Si pensi ad esempio a quanto si può fare a livello di analisi del comportamento di utilizzazione della propria auto con associata stima variabile nel tempo della probabilità di danni, misurazione dei sinistri tramite invio di immagini, e la possibilità di individuare le frodi. Claudio Scardovi ha sottolineato come l’innovazione tecnologica e l’intelligenza artificiale stiano già impattando significativamente il settore della consulenza. In particolare, distinguendone le tre fasi principali (Advise – consulenza strategica/ direzionale, Execute – supporto all’implementazione di piani d’azione e di trasformazione, Operate – partnership operative ed outsourcing) è possibile ipotizzare alcuni radicali cambiamenti nella catena del valore, idealmente a beneficio del cliente finale e che richiederanno tuttavia un forte cambiamento da parte degli stessi consulenti. 

 

Chi sono i disruptor nel settore finanziario?

Alessandro Foti parte dall’elenco dei candidati a tale ruolo: le aziende big tech, le aziende fintech/ neobank, le aziende dell’ecosistema, e propende per queste ultime (in particolare per Fineco!). Le aziende big tech infatti hanno tutte le potenzialità e sono agili e smart, ma ritengono che la regolamentazione sia un forte disincentivo all’ingresso nel settore finanziario, se non per incursioni limitate a determinati ambiti ad esempio il sistema dei pagamenti. Per Paola Pietrafesa i disruptor sono già presenti e identificabili in aziende come Revolut anche grazie alla sua grande popolarità tra i giovani, e Paypal. Condivide con Foti l’idea che i Big Tech facciano continue incursioni per stare al di fuori del confine formale, come ad esempio Amazon che in vende sulla propria piattaforma prodotti assicurativi gestiti da compagnie assicurative. Bruno Scaroni approfondisce ulteriormente la problematica assicurativa ricordando che i contratti assicurativi si vendono e non si comprano elemento, che costituisce una formidabile barriera all’entrata, anche se i Big Tech sono favoriti dalla combinazione di potenza finanziaria, disponibilità e capacità di utilizzo di dati, e scarsa regolamentazione. Lancia però una provocazione: potrebbe in realtà essere la BCE il prossimo disruptor tramite l’introduzione dell’euro digitale?

 

L’innovazione tecnologica e il mondo del lavoro

“Quale l’impatto dell’innovazione tecnologica, e in particolare della Gen AI, sul mondo del lavoro?”. Claudio Scardovi ritiene che l’impatto sarà ancora più forte nel futuro e ipotizza che l’utilizzo delle nuove tecnologie aumenterà ancora di più lo sforzo lavorativo delle persone che fanno parte della catena produttiva, coerentemente con quanto osservato con l’espansione dell’uso dei telefoni cellulari, che hanno aumentato la nostra produttività ma anche reso più forte l’impiego di tempo utilizzato per la vita professionale. Paola Pietrafesa aggiunge che l’impatto è fortissimo dal punto di vista della produttività. L’impatto per le aziende è quindi duplice: da una parte è necessario efficientare e ridurre continuamente i costi grazie all’automatizzazione ma dall’altra parte è possibile creare servizi a sempre maggior valore aggiunto per i propri clienti, in un continuo processo dinamico in cui rapporti di sostituzione tra capitale e lavoro si alternano a rapporti di complementarietà tra i due fattori produttivi.  Proprio per questo le aziende devono fare molta attenzione al reskilling delle loro persone, per evitare l’instaurazione di un circolo vizioso ma di breve periodo in cui la riduzione dei costi preceda temporalmente una riduzione dei ricavi causa l’incapacità delle persone di usare la tecnologia per aumentare le vendite, un tema trattato in maniera simile da Bruno Scaroni, che evidenzia la rilevanza delle competenze per la combinazione virtuosa di management e tecnologia dell’informazione. Alessandro Foti risponde alla domanda in maniera pragmatica facendo riferimento al caso di Fineco, in cui la tecnologia aiuta il sistema di CRM per dare una migliore esperienza ai propri clienti, potenzia la rete dei consulenti finanziari consentendo loro di meglio comprendere e anticipare le esigenze dei clienti, e consente anche il ridisegno continuo dei processi aziendali.  

 

AI e CEO

Una bella domanda proveniente dalla classe EMF8 riguarda l’utilizzo che il CEO può fare dell’Intelligenza Artificiale. Le risposte sono illuminanti per comprendere le tante sfaccettature e i vari stili di gestione. Alessandro Foti ritiene che l’AI abbia un uso diretto molto limitato, in quanto il lavoro del CEO è soprattutto quello di lavoro con tutto il team e tutte le persone dell’azienda nell’ambito di un modello fondato sulla delega, con l’opzione finale di rivedere le decisioni. Nella versione attuale. L’AI non può essere di particolare aiuto. Paola Pietrafesa concorda ma ricorda anche il contenuto informativo associato elle nuove tecnologie, che consentono la disponibilità di dati in tempo reale sulle azioni commerciali e i risultati delle persone che lavorano in azienda, consentendo un monitoraggio più attivo e decisioni più consapevoli da parte dei CEO. Bruno Scaroni condivide entrambe le posizioni, ribadendo che l’AI ha un uso limitato per il lavoro quotidiano del CEO. Claudio Scardovi fa riferimento a content (contenuto: come mix di dati, informazione e intelligenza analitica prodotta) e context (contesto: relazione con la controparte e l’ecosistema, intelligenza emotiva) ritiene che l’AI abbia un impatto potenziale forte sul primo aspetto ma meno sul secondo.

 

I consigli per i partecipanti di Executive Master in Finance

L’ampio dibattito nato con i partecipanti presenti in aula è la miglior testimonianza dell’efficacia formativa di un incontro che nasce da un’idea che pervade tutte le attività di Executive Master in Finance: imparare in modo attivo con un continuo confronto tra manager di tutte le età, industry e specializzazione. Tanti i temi toccati dai CEO, dall’educazione finanziaria, ai rapporti con i clienti, ai dettagli del settore assicurativo. E proprio gli studi svolti e l’iter professionale dei CEO sono un importante elemento di riflessione che evidenzia la sempre maggiore dinamicità del rapporto tra formazione e professione. Alessandro Foti, dopo la laurea in Economia e Commercio alla Bocconi ha tratto dalla sua prima esperienza lavorativa in IBM l’interesse per i dati e la tecnologia che è stata l’intuizione alla base della creazione di Fineco. Paola Pietrafesa Dopo la laurea in Economia alla Sapienza di Roma ha iniziato nella revisione per poi proseguire nell’industry finanziaria ma ricordando sempre le fondamentali lezioni apprese sui conti delle aziende. Bruno Scaroni ha una laurea in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Milano e un MBA alla Columbia University, giungendo al settore assicurativo dopo anni in consulenza. Claudio Scardovi si è laureato in Lettere e Filosofia per poi studiare Macroeconomia e conseguire un MBA negli Stati Uniti con una carriera professionale sospesa tra ruoli di consulente e imprenditore.

“Quali consigli potete dare ai partecipanti, anche alla luce della disruption tecnologica sul mondo professionale?”. Per Alessandro Foti è fondamentale avere una infarinatura di conoscenze tecnologiche, anche specifiche alla propria azienda, ma soprattutto un impegno costante: l’85% del successo professionale dipende da impegno e dedizione. Paola Pietrafesa ha evidenziato la voglia di acquisire i giusti strumenti intellettuali e professionali, nel contesto della giusta combinazione di work/ life balance con la rilevanza della famiglia anche per il successo professionale.

 

Bruno Scaroni ha ricordato l’importanza della necessità di sperimentare in una fase iniziale della carriera per poi specializzarsi in un determinato settore, oltre che il delicato equilibrio dinamico tra il sapersi accontentare e il non accontentarsi mai, un equilibrio che deve essere attentamente calibrato. Claudio Scardovi ha suggerito l’importanza della curiosità e di innalzamento dell’asticella nel corso del tempo per non farsi mai cogliere impreparati dalle sfide, divertendosi in ciò che si fa. Facendo riferimento a un dibattito recentemente sollevato dalla stampa internazionale sui compiti del CEO, ha suggerito di “non farsi mai scrivere le email da ChatGPT”. Forse il miglior modo per evidenziare che la macchina è al servizio della persona e non viceversa.

 

SDA Bocconi School of Management 

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