Gestione strategica del cambiamento culturale nel settore bancario: ruolo e competenze dei leader

Navigare le complessità organizzative e gestire le relazioni nel processo di trasformazione bancaria

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Nel mondo dell’intermediazione bancaria e finanziaria, la continua ricerca della coerenza tra obiettivi e strategie aziendali, modelli di business e formule organizzative, sistemi gestionali e di controllo nella prospettiva di un valore riconoscibile e apprezzabile dagli azionisti e dagli stakeholder, richiede ai manager bancari di saper governare processi decisionali efficaci, che tengano insieme visione dell’impresa e prassi manageriali. 

La buona governance delle banche è un fattore importante per la crescita, lo sviluppo sostenibile e la resilienza, ma anche una forma di tutela per i consumatori e per il mercato finanziario nel suo complesso. Il livello di conoscenze, competenze e attitudini richiesto è definito in modo preciso dalle norme e continuamente rivisto per tener conto dei cambiamenti del mercato, delle attese degli stakeholder e dei modelli di business.

Alessandro Carretta, Fellow di Leadership presso SDA Bocconi, afferma che “attualmente le direttrici del cambiamento - si pensi solo all’agenda digitale, al mondo ESG, alle traiettorie demografiche - mandano segnali forti che richiedono non solo modifiche alle formule imprenditoriali e agli assetti gestionali e organizzativi, ma anche un riposizionamento della cultura della banca, che di fatto governa i comportamenti delle persone”.

Ma come attuare questo cambiamento strategico e organizzativo?

In primo luogo, la figura del manager assume un ruolo chiave: deve essere in grado di trasformarsi, quando occorre, da semplice manager che gestisce in modo efficiente ed efficace la continuità aziendale - il manager “fa le cose bene” - a leader, colui che governa il cambiamento sviluppando e condividendo una visione prospettica, e motiva le persone convogliando le energie presenti nell’organizzazione in azione - il leader fa “succedere le cose giuste”.  

A ciò si aggiunge l’attesa da parte dei supervisori di un ruolo sempre più attivo e propositivo da parte dei singoli amministratori. Prepararsi ad assolvere simili responsabilità richiede una formazione approfondita, di ampio respiro e anticipatoria delle tendenze del settore e del sistema economico. “A tutti gli amministratori, esecutivi e non esecutivi, è richiesta la capacità di comprendere i rischi legati all’attività aziendale, di indirizzarne i sistemi di misurazione e controllo e di impostare in modo coerente sistemi gestionali, operativi, di valutazione delle attività aziendali e di misurazione delle performance”, afferma Paola Schwizer, Affiliate Professor di Banking and Insurance presso SDA Bocconi. 

L’amministratore dunque non può non essere in grado di comprendere gli aspetti metodologici alla base delle misure di rischio/rendimento della banca, in buona parte definite dalla normativa, e dei connessi risvolti contabili, finanziari e gestionali. Al contrario, devono essergli chiari i framework di riferimento, i concetti di base, il significato dei principali indicatori, la rilevanza delle informazioni prodotte dagli specialisti ai fini della presa di buone decisioni. 

Emerge quindi la necessità di una trasformazione delle nuove figure manageriali in due direzioni. Da un lato, acquisendo una panoramica del business bancario che favorisca una prospettiva lungimirante e anticipatoria, che fornisca al contempo gli strumenti per identificare rischi e opportunità derivanti dalle singole scelte strategiche e per determinare le relative capacità di governo per la creazione di valore sostenibile. Dall’altro, gestendo relazioni organizzative complesse e dotandosi delle competenze manageriali adeguate a soddisfare i bisogni delle persone, attraverso sistemi di scambio orizzontali, verticali e trasversali, adeguando lo stile relazionale alle diverse caratteristiche e attitudini personali.

 

SDA Bocconi School of Management

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