OMFT, una risposta manageriale per l’oncologia di domani

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Il futuro dell’oncologia non sarà scandito solo dall’evoluzione della ricerca ma anche dalle nuove competenze organizzative e gestionali degli specialisti oncologi. Da questa convinzione comune di SDA Bocconi e  CIPOMO, il Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri, nasce OMFT - Oncology Management Fast Track, un percorso formativo per giovani talenti del settore, ora alla seconda edizione, pensato per rispondere alle questioni della sostenibilità e della frammentarietà delle cure all’interno della sanità regionalizzata. Ne parliamo con alcuni protagonisti: Elio Borgonovi, Presidente CERGAS (Centro di Ricerche sulla Gestione delle Aziende Sanitarie e Sociali) dell’Università Bocconi e Supervisore scientifico OMFT, Valeria Tozzi, Direttore MiMS, Master in Management per la Sanità e Direttore OMFT, Gianpiero Fasola, Past President CIPOMO, e Nicla La Verde, medico oncologo del ASST Fatebenefrateli e Sacco, partecipante alla prima edizione di OMFT.

Quali sono le principali linee evolutive dell’oncologia e come le affronta OMFT?

Borgonovi: Abbiamo la consapevolezza che l’oncologia è un settore ad alta innovazione, paradigmatico rispetto alle dinamiche che attraversano la sanità in generale. Alla preparazione clinica è sempre più necessario affiancare competenze economiche e gestionali ampie e solide. Questo settore della medicina sta vivendo trasformazioni importanti sul piano dell’organizzazione dei servizi e l’innovazione delle tecnologie apre prospettive sempre più efficaci sul piano delle terapie tanto che si osserva una tendenziale “cronicizzazione” dei pazienti. Tutto ciò significa sviluppare competenze nuove, non (solo) strettamente cliniche, strategiche per il futuro di questo ambito della medicina che sta sviluppando servizi territoriali (oltre a quelli ospedalieri) e modelli di organizzazione a rete. Una volta pensavamo al futuro con la speranza – o l’illusione – di prevederlo; oggi dobbiamo guardare al futuro come un contesto di trasformazioni sviluppando una generale attitudine al cambiamento. È quello che cerchiamo di fare con OMFT analizzando gli specifici contesti operativi dei partecipanti e costruendo progetti ad hoc, poi concretamente implementati nelle diverse realtà. Ciò fa sì che il corso abbia un immediato e significativo impatto sulle unità operative e sulle aziende sanitarie di provenienza dei partecipanti.

Fasola: Ritengo anch’io che sia necessario un rafforzamento delle capacità di esercitare il “governo clinico”, nell’accezione originale coniata nel 1998 in Gran Bretagna. Siamo ormai a una seconda fase dell’aziendalizzazione: alcuni paradigmi sono divenuti patrimonio culturale comune dei medici e delle direzioni strategiche, altri richiedono di essere aggiornati, altri ancora devono essere abbandonati. Gli oncologi che acquisiranno il patrimonio di conoscenze e competenze che OMFT può assicurare sapranno rappresentare meglio le esigenze della disciplina nei confronti delle istituzioni sovraordinate.

A proposito di impatto, come incide OMFT sulla vita professionale del partecipante?

Tozzi: Alcuni di questi progetti hanno avuto un rilievo particolare, tale da cambiare l’organizzazione del servizi per i pazienti. Penso, ad esempio, al progetto di Marina Garassino dell’Istituto Nazionale dei Tumori che ha dato origine al “Cat”, il Centro accoglienza neoplasie polmonari, un sistema organizzativo in grado di prendere in carico del paziente in modo interdisciplinare riducendo drasticamente i tempi di diagnosi. O al progetto sulle relazioni tra cardiologi e oncologi per la gestione delle cardio tossicità per i pazienti, sviluppati in quattro aziende sanitarie. Come diceva il prof. Borgonovi, obiettivo di OMFT è proprio quello di incidere concretamente sull’organizzazione delle realtà aziendali costruendo progetto che spingano sulla collaborazione tra il partecipante OMFT, il direttore dell’unità operativa in cui opera e la direzione generale dell’azienda sanitarie sia per sostenere la staffetta generazionale sia per costruire insieme progetti significativi per il futuro dell’oncologia. Ricordo una partecipante alla prima edizione che diceva di essere diventata “il pungolo” del suo primario perché con il corso riusciva a vedere continuamente possibilità di miglioramento organizzativo nella sua struttura. Inoltre le competenze acquisite con OMFT possono contribuire alla progressione nella carriera, come nel caso tre partecipanti alla precedente edizione che sono diventati responsabili di struttura complessa di oncologia medica (quelli denominati “primari”).

Borgonovi: Aggiungerei che in questo modo noi stiamo pensando al trasferimento intergenerazionale. Se ci limitiamo alle pure conoscenze tecniche dobbiamo confrontarci, nell’immediato futuro, con sistemi di diagnosi intelligenti come Watson in grado di elaborare enormi quantità di dati e formulare anche ipotesi di terapia. Secondo recenti studi, entro il 2020 il 30% delle conoscenze mediche saranno superate e in dieci anni le nuove conoscenze saranno l’80%: in un tale scenario è evidente che impostare un corso sul semplice aggiornamento clinico non avrebbe senso perché si fornirebbero conoscenze destinate a invecchiare rapidamente. Le competenze che invece non possono essere trasferite tramite intelligenze artificiali sono l’esperienza organizzativa, la capacità di relazione, il collegamento col territorio e così via. Sono skill in cui il fattore umano è determinante e sulla quale la formazione del professionista del futuro prossimo può fare la differenza.

Fasola: OMFT è stato un’occasione di confronto con i colleghi più giovani, quelli che ci sostituiranno nel ruolo di primari/direttori e ai quali affideremo le strutture, i percorsi, le reti e gli altri strumenti con i quali prendersi cura del paziente con tumore. Preoccuparsi del passaggio generazionale e far crescere nei giovani la consapevolezza del contesto, del valore di un servizio sanitario nazionale e della responsabilità sociale insita nel ruolo di dirigente medico: credo siano tra le cose più importanti che una associazione di professionisti possa fare per guardare al futuro.

La Verde: Ho capito quanto il lavoro in team dei professionisti di uno stesso dipartimento possa determinare il successo di un ospedale e persino influire sulle scelte della direzione generale. Ho imparato che chi dirige ha bisogno di creatività e innovazione da parte dei collaboratori, per far crescere tutta l’azienda. Sul piano personale, il corso mi ha stimolato a non soffermarmi sui problemi in quanto tali, ma a proporre contestualmente soluzioni; inoltre mi ha dato il “coraggio” di vedermi protagonista di un cambiamento e non di subirlo.

Perché una partnership tra SDA Bocconi e CIPOMO?

Fasola: CIPOMO nasce a metà degli anni ‘90, con l’obiettivo di offrire ai primari di oncologia, divenuti direttori di Struttura Operativa Complessa, la formazione e il supporto necessari a governare le attività sanitarie nel nuovo contesto di aziendalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale. Nessun corso di laurea né scuola di specializzazione universitaria offrivano una preparazione adeguata per questo ruolo: in verità ancora oggi questo è un limite della formazione medica. SDA Bocconi è stata probabilmente la sede che ha più contribuito alla formazione manageriale dei medici italiani: la partnership ci è sembrata naturale.

Tozzi: Poiché in oncologia esiste una associazione che si occupa per mandato istituzionale delle questioni manageriali, quale è CIPOMO, è stato facile trovare una visione comune e definire le linee guida di OMFT.

Borgonovi: OMFT è anche la conseguenza di una continuità della collaborazione con SDA Bocconi che è partita appunto negli anni ‘90 grazie alla partecipazione di un direttore di struttura complessa di oncologia medica a uno dei corsi di formazione clinica organizzato da noi. Diventato assessore alla Sanità della Regione Friuli-Venezia Giulia e successivamente presidente di CIPOMO, Giampiero Fasola si è trovato ad affrontare importanti questioni organizzative in campo sanitario, contribuendo a sensibilizzare la categoria sui temi manageriali, e ha mantenuto un costante contatto formativo con la Scuola.

Due parole sull’organizzazione del corso.

Tozzi: Una caratteristica del programma, ripeto, è la specificità: non affrontiamo temi generali di management che il partecipante deve “adattare” al proprio contesto, ma offriamo argomenti già tagliati sull’oncologia. A supporto della costante contestualizzazione e del dialogo tra generazioni, in aula abbiamo sempre 2 o 3 senior dell’oncologia indicati da CIPOMO che partecipano all’attività didattica. La prima parte del corso è una sorta di “avviamento” agli aspetti gestionali in cui capita anche di dover rifare ordine concettuale richiamando gli elementi fondamentali dell’economia aziendale poiché i partecipanti hanno già esperito l’utilizzo di alcuni strumenti quali il budget, ad esempio e ne hanno dedotto un’interpretazione non del tutto corretta sul piano concettuale. Poi partono alcuni workshop esperienziali dedicati a temi diversi, ognuno dei quali della durata di due giorni, in cui le problematiche delle singole realtà aziendali sull’oncologia approdano in aula. Si parte dalla raccolta di casi emblematici che diventano oggetto di discussione tra i partecipanti: il ruolo dei dipartimenti sia aziendali che interaziendali, le unità di patologia, lo skill mix medico – infermiere, solo per citare alcuni esempi. In una fase successiva, sulla base delle riflessioni svolte, ogni partecipante costruisce, d’intesa con il proprio apicale e la direziona generale d’azienda, dei progetti di cambiamento che vengono tutorati dalla faculty SDA Bocconi e da alcuni senior dell’oncologia di CIPOMO. A conclusione del percorso, ogni progetto viene discusso con l’aula e ci si confronta sulla sua trasferibilità nelle altre realtà ospedaliere. L’obiettivo è quello di creare una community di oncologi che scambi competenze ed esperienze anche dopo la conclusione del corso, facendo riferimento sia alle iniziative SDA Bocconi sia ad alcuni strumenti quali la piattaforma costruita ad hoc su cui si trovano i materiali didattici, tutti i progetti dei partecipanti e le iniziative che SDA Bocconi organizza.

E com’è OMFT visto con gli occhi di un medico che vi ha partecipato?

La Verde: Il corso rende finalmente intellegibile quello che per un oncologo è il “misterioso mondo del management”. Il confronto con esperti di management sanitario e con direttori di struttura complessa permette un approfondimento degli aspetti strategici fondamentali per chi lavora in oncologia. Poter condividere il pensiero di un direttore generale, vedere la stessa scena con gli occhi di interpreti diversi, è stata un’esperienza illuminante. Consiglierei OMFT a tutti gli oncologi che ogni lunedì mattina entrano nel loro ambulatorio per la quotidiana pratica clinica: il corso li aiuterà a comprendere che non basta conoscere a fondo la patologia, ma occorre organizzare persone, strumenti, tecnologie perché il paziente esca dall’ambulatorio con la garanzia di “essere stato preso in carico”.

Tozzi: Dal canto mio posso confermare che le selezioni dei partecipanti non sono facili perché l’attenzione a questi temi si sta allargando e le domande superano di molto le disponibilità di posti. OMFT ha innescato probabilmente un effetto volano contribuendo a diffondere una nuova sensibilità, che dovrà essere mantenuta anche dopo il primo ricambio generazionale che si sta vivendo nelle nuove aziende sanitarie. Una interessante novità di questa seconda edizione del corso è la candidatura di alcuni medici con percorso universitario, segno che le esigenze di sostenibilità all’interno di nuove configurazioni aziendali stanno diventando centrali per tutta la comunità e la disciplina. Si tratta di una scelta impegnativa per qualunque medico ospedaliero poiché stiamo parlando di 20 giornate di aula più l’impegno sui progetti che si sviluppano nel corso di un anno e mezzo. Inoltre abbiamo deciso di rafforzare i temi della leadership in sanità e delle soft skills: gli oncologi si trovano a gestire modelli multidisciplinari e multiprofessionali e il fatto di operare in aziende denominate in letteratura “burocrazie professionali” richiede competenze di relazione specifiche e una grande consapevolezza rispetto al ruolo e al valore che si ha nella vita delle persone in un momento difficile come quello della malattia. Sottolineo che OMFT è un corso di perfezionamento, importante in questo momento storico per la formazione in sanità in cui appare cruciale la visibilità formale delle iniziative.

SDA Bocconi School of Management

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