Quando la volatilità può diventare una nuova opportunità

Executive Master in Finance

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Un fantasma si aggira (di nuovo) sui mercati finanziari. Il suo nome è ben noto ai trader e, non meno traumaticamente, agli investitori. Si chiama volatilità e dall’inizio di quest’anno, dopo un lungo periodo di quiescenza, sembra essersi risvegliata, e con lei il ricordo ancora troppo vivo dei pesanti effetti sulla gestione dei portafogli, sulla fiducia dei risparmiatori e in ultima istanza sull’economia reale. Con queste premesse, riunire intorno a un tavolo ben due panel di esperti per un incontro dal titolo “Volatilità dei mercati: implicazioni per la gestione dell'incertezza e per la formazione” potrebbe quasi sembrare un rituale apotropaico per scongiurare il ritorno della tempesta perfetta. Ma nel workshop organizzato da SDA Bocconi in collaborazione con Assiom Forex  la scaramanzia non c’entra. Come evidenziato in apertura da Andrea Beltratti, Academic Director dell’Executive Master in Finance di SDA Bocconi, come tutti i fenomeni economico-finanziari, anche la volatilità ha le sue condizioni e le sue “regole”, e può essere affrontata e governata. Un consesso come questo si è dimostrato il luogo giusto per farlo e per sottolineare una volta di più che una nuova sfida può diventare una nuova opportunità.

Volatilità, se la conosci la governi

Pochi numeri introduttivi spiegano bene di cosa stiamo parlando: da gennaio il Dow Jones ha perso l’8-9%, lo STOXX Europe 600 registra andamenti simili e il FTSE Mib in poche settimane ha bruciato la performance che per diversi mesi le aveva dato lo scettro di “reginetta” delle borse europee. Non va meglio per il mercato obbligazionario, con tensioni sul debito sovrano che partono dai paesi del sud Europa tra cui l’Italia, e per il mercato delle valute, con l’euro sotto pressione. Non solo volatilità, quindi, ma anche nubi all’orizzonte. A indicarle, introducendo il dibattito, è Lisa Jucca, financial columnist di Reuters Breakingviews e moderatrice del primo panel.

Ma il 2018 non è il 2011. Su questa affermazione sembrano concordare tutti i relatori. In altre parole, se le nubi avanzano, siamo provvisti di ombrelli più robusti rispetto a sette anni fa. «In Italia l’economia reale è più solida e le prospettive di crescita, per quanto ridimensionate, tengono», ricorda Gabriele Sacerdote, Head of Global Markets Italy di Credit Agricole Corporate & Investment Bank. «Le riforme degli ultimi animi hanno raffreddato alcuni indicatori che preoccupavano, come il rapporto deficit/PIL o la disoccupazione. E anche il macigno del debito pubblico, che pure pesa, è compensato dal minore indebitamento corporate e privato, che riporta il debito complessivo nella media UE».

Peraltro la perturbazione finanziaria di questi mesi poteva essere prevista: «I mercati non sono mai preparati alla volatilità ma si sa che i cicli di crescita prima o poi rallentano», ribadisce Lorenzo Batacchi, Prop Portfolio Manager di BPER Banca. «Ora cominciano a essere più sensibili di qualche anno fa agli elementi esogeni. Per esempio, adesso una delle domande più pressanti è: che succederà nel dopo-Draghi?».

A smorzare gli ottimismi, infatti, c’è anche l’imminente fine del quantitative easing. «Veniamo da 3 anni di mercati addomesticati», sottolinea Stefano Masante, Head of FICC and Equity Trading di Banca IMI. «Se diminuisce la percezione del rischio, aumentano i volumi scambiati e la liquidità sui mercati e questo alla lunga finisce per diventare la premessa di una successiva fase di volatilità. È necessario tornare a ragionare in termini di redditività sul breve periodo. Del resto la volatilità è l’anima del trading». Gli fa eco Stefano Sardelli, Direttore generale di Invest Banca «Diciamolo: la volatilità impone più professionalità agli operatori. Negli ultimi tre anni tutti erano bravi, ma è quando le onde si fanno più alte che bisogna saper nuotare bene».



Rinforzare le competenze per continuare a creare valore

Ed è proprio il tema della professionalità – e della formazione necessaria ad acquisirla – a farla da padrone nella seconda parte del workshop, con un nuovo panel di esperti introdotti da Andrea Beltratti nei panni di Academic Director dell’Executive master in Finance di SDA Bocconi. Se il riferimento è ai prossimi scenari dei mercati finanziari la sua domanda introduttiva è inevitabile: che peso avranno la formazione e la tecnologia?

«A chi si avvia a questa professione mi sento di dare tre suggerimenti:», dice Paolo Gianturco, Head of Fintech and FSI Tech in Deloitte Consulting. «1) estendete le competenze: non fermatevi al vostro perimetro, esplorate; 2) siate veloci nell’apprendimento e trasferite subito nella pratica ciò che imparate; 3) ricordate che gli italiani sono consulenti perfetti se alla naturale creatività, stile e simpatia sanno unire la preparazione tecnica».
La solidità dell’analisi tecnica è uno dei cardini di questa professione per Claudia Segre, Presidente della Global Thinking Foundation: «Una cosa è avere dei bellissimi grafici, altro è saperli usare nel momento delle decisioni. Se non siete forti dell’analisi di mercato, settoriale, delle variabili endogene ed esogene che incidono nella specifica circostanza, i risultati non arrivano. Per questo è necessario continuare a studiare i contesti, i fattori esterni economici, politici e sociali. Ricordiamoci che l’Italia rappresenta solo lo 0,6% della capitalizzazione mondiale: se non conosciamo tutto il resto e l’influenza che ha sul nostro mercato non possiamo fare i trader».

Secondo Enrico Melchioni, Head of International Sales di List, la tecnologia rimodellerà le competenze del trader: «Tra i requisiti emergenti ci sono sicuramente l’attenzione alla regolamentazione e alla compliance, le competenze di finanza quantitativa, le tecniche di controllo dei rischi e la capacità di utilizzare i principali strumenti di gestione dei dati, il driver più importante nei processi decisionali».

Lo conferma Luigi Cimaschi, business managers Refinitiv Italia e Amministratore delegato di Thomson Reuters Markets Italia, partner tecnico dell’Executive Master in Finance di SDA Bocconi, un’azienda che ha fatto della gestione dell’informazione finanziaria la sua carta vincente. Che aggiunge: «Professionalmente è importante avere un personal development plan: fissarsi degli obiettivi precisi e sapere come raggiungerli. Ed è altrettanto importante acquisire una metodologia, nell’apprendimento come nella prassi operativa, con uno scambio continuo tra i due poli».

E proprio parlando di development plan, in chiusura Claudia Segre ricorda come all’inizio della sua vita professionale le opportunità per le donne fossero molto diverse da quelle per gli uomini. Si tratta di un’osservazione rilevante per l’interpretazione dei prezzi e delle volatilità di mercato alla luce dei risultati degli studi di finanza comportamentale che illustrano la maggiore razionalità del comportamento femminile rispetto a quello maschile. Oggi la disparità si è ridotta ma non può certo dirsi colmata. Anche per questo, La Global Thinking Foundation, fondazione nata nel 2016 per iniziativa della Presidente Claudia Segre, per sostenere, patrocinare e organizzare iniziative e progetti che abbiano come obiettivo l’alfabetizzazione finanziaria, ha deciso di donare all’Executive Master in Finance una Borsa di studio che sarà utilizzata per concedere un esonero parziale a una donna che verrà ammessa alla terza edizione. Andrea Beltratti, Academic Director dell’Executive Master in Finance, conclude lanciando l’idea di dedicare al tema della parità di genere uno specifico momento di dibattito all’interno del Master, che da sempre vuole dare un piccolo contributo al superamento del gap riservando due Borse di studio a candidate che vogliano ulteriormente migliorare le loro potenzialità in Finanza.

SDA Bocconi School of Management

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