Faccio una premessa per meglio argomentare questa domanda. Ogni due per tre si legge che il problema della nostra Pubblica Amministrazione è che non abbiamo l’ENA, l’Ecole Nationale d’Administration di Francia. Questa affermazione mi lascia sempre un po’ perplessa per il provincialismo con cui idolatriamo modelli stranieri che conosciamo poco. L’ENA in Francia è considerata la causa di tutti i mali, un’istituzione elitaria, conservatrice, desueta: nonostante i successivi sforzi di riforma, è sempre sull’orlo dell’abolizione. Eppure resta nell’immaginario dominante il modello di riferimento. Non è forse il momento di abbandonare modelli troppo novecenteschi e puntare verso soluzioni più contemporanee?
Ogni modello risponde ad un contesto, non credo ai “trapianti”. Noi abbiamo progettato gli scritti ispirati dalle prove dell’ENA, ma siamo consapevoli che partiamo da condizioni nemmeno paragonabili. Sai quanti sono i candidati ogni anno al concorso dell’ENA? Mille. Mille sono per noi un ventesimo dei nostri numeri. In Francia il concorso dell’ENA avviene dopo la frequenza di una scuola di preparazione: su 40 vincitori di concorso, 39 avevano frequentato una scuola di preparazione, in 25 venivano da Science-Po. La preselezione, quindi, avviene ben a monte del concorso dell’ENA (con tutti i limiti già citati che il modello comporta). Qui, prima del concorso non c’è niente e le preselettive diventano lo strumento – inadeguato – per portare agli scritti un numero più contenuto di candidati. Per questa ragione penso che chi ha già passato scrupolose selezioni per accedere a e superare percorsi formativi specializzati – come master o dottorati accreditati – dovrebbe poter accedere alle prove senza passare dalle preselettive.