Sotto la lente

Recruitment: perché gli studi legali perdono appeal tra i giovani

Gli studi legali non risultano essere oggi così attrattivi per i giovani ad alto potenziale come lo erano fino a pochi anni fa. Le aspirazioni, i desiderata di sviluppo, il work-life balance sono elementi che acquisiscono sempre più importanza nel definire la soddisfazione rispetto alla propria vita lavorativa. Il bisogno di sentirsi riconosciuti e di riconoscersi, di una visione valoriale e di condivisione di valori sono aspetti imprescindibili della definizione dei contenuti professionali.

 

Accanto a questi temi, che potremmo definire “di merito”, se ne aggiunge uno “di metodo” che non è affatto marginale: è aumentata la concorrenza tra studi e aziende, che riescono a fornire ai laureati in Giurisprudenza percorsi di crescita più articolata nel breve-medio periodo.

 

Ma quanto c’è di vero in questa narrazione rispetto alla realtà delle professioni legali? E quali risorse possono mettere in campo gli Studi Legali per tornare ad essere considerati attrattivi?

Per rispondere a queste domande abbiamo coinvolto i “giuristi del futuro”. I dati provengono da una Survey rivolta ai laureati Bocconi in giurisprudenza ad un anno dalla Laura con l’obiettivo di rilevare il loro livello di soddisfazione rispetto alla posizione lavorativa e ai fattori che contribuiscono a determinare tale percezione (Indagine occupazionale laureati a un anno dalla laurea, a cura di Bocconi Employer Relations and Career services 2024).

Dall’analisi è emerso un livello di soddisfazione generale pari a 7,4 su 10. Il grafico mostra la distribuzione delle risposte: il 53% dei rispondenti dichiara di essere soddisfatto della propria occupazione con un punteggio pari o superiore a 8, mentre solo il 12% attribuisce un valore pari o inferiore a 5 alla propria esperienza lavorativa. Ma quali sono le ragioni sottese a questo giudizio?

Tra i driver che maggiormente condizionano l’esperienza lavorativa emerge una
forte attenzione alle prospettive di carriera e allo sviluppo delle competenze che si accompagna all’esigenza di una retribuzione adeguata.

 

Nella prima fase della loro carriera i laureati cercano soprattutto un ambiente lavorativo che consenta loro di acquisire e sviluppare competenze professionali, cercano stimoli che consentano loro di crescere. Non siamo dinnanzi a giovani pigri ed arroganti ma a ragazzi, sicuramente consapevoli delle loro potenzialità, desiderosi di mettersi alla prova. Emerge una grande attenzione al rapporto umano e professionale con colleghi: nei questionari ricorrono spesso riferimenti al team e al rapporto con i colleghi il cui apporto, in termini di valore aggiunto all’esperienza lavorativa, è sentito come maggiormente qualificante. C’è meno sensibilità, invece, al concetto più generico di cultura aziendale, che viene intesa come dichiarata ma non vissuta. I giovani talenti cercano maestri ed esempi da seguire, ispirazione e guida: per creare valore occorrono valori.

 

Insomma il quadro che ci viene restituito è un quadro di talenti che devono negoziare con la quotidianità per tenere insieme il pessimismo della ragione con l’ottimismo della volontà, allenarsi alla consapevolezza e ricordarsi che bisogna avere vocazione, passione, motivazione e impegno per investire sul proprio futuro continuando, giorno dopo giorno, a scegliere la propria strada. La misura della soddisfazione professionale dei giovani talenti/giuristi del futuro che emerge dalla survey si misura nello spazio di intersezione tra ciò che vengono pagati per fare, ciò che piace loro fare, ciò che sanno fare e ciò che è utile per il mondo, a patto che l’area che si crei consenta una misura tale da stare bene.

 

Insomma: “la vita è troppo breve per non viverla mentre lavori” ha detto, molto tempo prima che si iniziasse a parlare di work-life balance, un vecchio amico.

 

La sfida, intesa in termini olistici, è quella di declinare un nuovo paradigma della professione legale. Gli studi legali che prima integreranno fattori valoriali nei propri processi, nelle decisioni e nelle relazioni con i portatori di interessi potranno maturare un vantaggio competitivo nel cogliere le opportunità offerte da questa transizione. La matrice di questo cambiamento, che possiamo iscrivere nel perimetro di uno sviluppo sostenibile, si riflette, nei rapporti con i propri professionisti, traducendosi in un investimento in termini di cura sia dell’ambiente di lavoro che della persona attraverso la formazione, il cui ritorno è rappresentato anche dall’attrazione e dal trattenimento dei migliori talenti. Investire sulla costruzione di un’identità fortemente caratterizzata dalla condivisione di valori è anche garanzia di stabilità, solida crescita e sopravvivenza intergenerazionale. I vantaggi di questo approccio sono immediati anche dal punto di vista della reputazione: sul mercato, la richiesta è sempre più quella di un interlocutore che sia capace di aggiungere valore al contesto in cui opera. Questo percorso, che è a tutti gli effetti un percorso di costruzione di un nuovo idealtipo di professionista del diritto, è sicuramente complesso e coinvolge i professionisti legali sotto un duplice profilo: quello volto all’esterno, nei rapporti con i talenti attuali e potenziali che si vogliono attrarre, e quello volto all’interno, nei rapporti con le proprie migliori persone che si vogliono trattenere e valorizzare.

 

Non stiamo parlando di una dimensione astratta, che consuma il proprio contributo nella condivisione poco più che dichiarata di un approccio, ma nella costruzione di sinergie virtuose autenticamente capaci di contribuire alla costruzione di un cambiamento, allineando gli obiettivi professionali con quelli sociali.

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