#ValorePubblico

Il fascino irresistibile della Burocrazia

A 100 anni dalla morte di Max Weber. Di influenza spagnola.

Il 14 giugno 1920 – 100 anni fa quasi esatti – moriva Max Weber, filosofo e scienziato sociale a tutto tondo tra i più influenti del ‘900, primo grande teorico della burocrazia. E moriva di spagnola! Il mix di coincidenze mi ha spinta a tentare un approfondimento sul tema con l’aiuto di Massimo Cuono, filosofo politico dell’Università di Torino, dove studia parole come “potere”, “legittimità”, "disintermediazione" e “governabilità”.

 

Raffaella: Ormai siamo abituati a utilizzare la parola Burocrazia con una accezione peggiorativa. È diventato sinonimo di inefficienza, lentezza, autoreferenzialità. Il contrario della formulazione originaria nel pensiero di Max Weber, dove burocrazia era, invece, modello di organizzazione dello Stato ispirato alla razionalità – intesa come efficienza e celerità – e legalità, ovvero la limitazione del potere pubblico, grazie al confine saldo della legge. Proprio per evitare l’autoreferenzialità. Legalità e razionalità erano, quindi, più o meno sinonimi. A 100 anni di distanza il potere legale appare tutt’altro che razionale. Cosa ne pensi?

 

Massimo: Legalità, razionalità e burocrazia sono, per Weber, concetti politici intimamente legati. Si riferiscono tutti a un processo di meccanizzazione attraverso procedure rigide che tendono ad escludere l'arbitrio del funzionario. Dice Weber, con il suo linguaggio un po' mistico, che la razionalità dei sistemi burocratici prevede "l’esclusione dell’amore e dell’odio, di tutti gli elementi affettivi puramente personali, in genere irrazionali e non calcolabili, nell’adempimento degli affari d’ufficio". In questo senso legalità vuol dire soprattutto tecnicizzazione nell'applicazione delle regole, come nei modelli di produzione industriale. La burocrazia, infatti, è il sistema dell'impresa prima dello stato; mi scuserete l'abuso di citazioni, ma questa mi pare essenziale: "Le grandi imprese capitalistiche moderne sono in genere esempi inarrivabili di organizzazione burocratica rigorosa. Il loro movimento d’affari si basa in misura consistente sull’aumento di precisione, la costanza e soprattutto la celerità delle operazioni". Ovviamente, Weber conosceva benissimo i limiti di questo modello astratto e perciò semplificato; le norme vanno interpretate e i processi di specializzazione e professionalizzazione vanno nella direzione di figure che dispongono di un grande potere; proprio deridendo l'idea moderna del giudice come semplice "bocca della legge", parlava del "giudice moderno come una macchina nella quale vengono gettati dentro gli atti insieme alle spese e che, di sotto, sputa fuori la sentenza insieme ai motivi desunti meccanicamente dai paragrafi". Insomma, per Weber razionalità e legalità sono modelli ideali di legittimazione politica, basati sull'adesione a decisioni prese da istituzioni spersonalizzate; ma era ben consapevole che la realtà è più complessa e le posizioni sono ricoperte da individui, che non sono e non possono essere "macchine": hanno passioni, interessi, valori.

“Le grandi imprese capitalistiche moderne sono in genere esempi inarrivabili di organizzazione burocratica rigorosa. Il loro movimento d’affari si basa in misura consistente sull’aumento di precisione, la costanza e soprattutto la celerità delle operazioni" (Max Weber)

Raffaella: Gli individui non sono macchine, ma uomini liberi e imprevedibili che cercano di ampliare i margini di questa libertà, dirà poi Crozier nella sua critica alla burocrazia. Ma è interessante che già allora, ben prima dell’avvento del New Public Management, anche Weber guardi alla razionalità dell’organizzazione industriale come modello di efficienza. Tornando ad oggi, nello stesso momento in cui la richiesta di sburocratizzazione si fa più acuta – si pensi alle proposte sul tema semplificazione – stiamo assistendo ad una nuova ondata di burocratizzazione della nostra vita quotidiana. Penso ai protocolli Covid che disciplinano aspetti sempre più minuziosi delle nostre azioni quotidiane, da come si accede in panetteria a come si gioca una partita di calcio. Certo, non è una novità. Tutti gli strumenti di “risk management” hanno una vocazione fisiologicamente burocratica: definire procedure iper-dettagliate finalizzate a ridurre al minimo il rischio di alcuni eventi stimati come possibili. E’ la profezia di Max Weber sull’inarrestabilità del processo di burocratizzazione di ogni aspetto della nostra vita sociale che si avvera?

 

Massimo: La nota profezia di Weber (sebbene più volte avesse sostenuto che "la cattedra non è per i profeti") è quella della “gabbia di acciaio”: ne L'etica protestante e lo spirito del capitalismo riassume tutti i suoi dubbi sul capitalismo, la sua morale e le sue conseguenze politiche. La gabbia d'acciaio, però, non è la burocrazia, ma la preoccupazione per i beni esteriori nella società capitalista oggetto dell’indagine di Weber.

“Nello stesso momento in cui la richiesta di sburocratizzazione si fa più acuta – si pensi alle proposte sul tema semplificazione – stiamo assistendo ad una nuova ondata di burocratizzazione della nostra vita quotidiana. Penso ai protocolli Covid.”

Raffaella: Nelle rivisitazioni contemporanee della “gabbia di acciaio” proposte dai ‘neo-weberiani’ questa immagine ha assunto una connotazione più ampia: il conformismo non solo alle norme, ma anche alle routine e a forme di pressione sociale visibili e invisibili che condizionano il funzionamento sociale. Un esempio che ci riguarda ogni giorno: il modo in cui usiamo mascherina (e magari pure i guanti, nonostante l’OMS non li raccomandi) più per conformarci e non essere giudicati, che per proteggerci. Alcuni protocolli Covid superano le indicazioni sanitarie e sono assunti, quindi, non solo per prudenza o per compliance amministrativa, ma anche per conformismo sociale: per segnalare ai cittadini, utenti, consumatori, clienti che possono stare tranquilli.

 

Massimo: La traduzione in protocolli rigidi di ogni aspetto della vita quotidiana è certamente spinta da una situazione oggettivamente difficile, ma rischia di mettere sullo stesso piano la montagna e il topolino. È una specie di vizio prospettico: dove tutto è norma, le regole finiscono per risultare insostenibili e le loro violazioni sembrano essere tutte sullo stesso piano.

 

Raffaella: In questo senso le regole sono irrazionali? È la loro pervasività e contraddittorietà a far perdere di credibilità la burocrazia o, per usare un termine weberiano, legittimazione?

 

Massimo: Il problema non è la burocrazia: come altro immaginiamo che le decisioni dello stato possano essere implementate se non tramite funzionari che le attuino? Questo il mezzo, ma quale ne è il fine?

 

La traduzione in protocolli rigidi di ogni aspetto della vita rischia di mettere sullo stesso piano la montagna e il topolino: dove tutto è norma, le regole finiscono per risultare insostenibili.

Bibliografia per approfondire

Max Weber (1904) L'etica protestante e lo spirito del capitalismo (Die protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus)

Max Weber (1919) La politica come professione  (Politik als Beruf)

Max Weber (1921, postumo) Economia e società (Wirtschaft und Gesellschaft)

Crozier, M., & Friedberg, E. (1977). L'acteur et le système.

DiMaggio, P. J., & Powell, W. W. (1983). The iron cage revisited: Institutional isomorphism and collective rationality in organizational fields. American sociological review, 147-160.

SHARE SU