Il Meglio del Piccolo

Economia a misura d'uomo

Carissimi,

in questa settimana non facile, ho ricevuto messaggi e telefonate da parte degli imprenditori del nostro corso Confartigianato Academy. Nelle loro parole c’è ovviamente molta preoccupazione per le rispettive attività, per i familiari, che in questo tipo di imprese sono spesso coinvolti in azienda, per i collaboratori, sovente vicini all’imprenditore come dei parenti, e per i conti che sicuramente per i prossimi mesi non quadreranno. C'è anche, per fortuna, tanta tenacia e pragmatismo. Per dare comunque un po' di conforto  ai tanti di loro che seguono questo blog, ho pensato di confrontarmi con un “signore” della piccola impresa: Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato Imprese che, insieme al Presidente Giorgio Merletti, guida la più grande rete di rappresentanza europea degli artigiani con 1200 presidi territoriali in 1200 comuni italiani. Fumagalli si rende immediatamente disponibile ad una intervista telefonica.

Dobbiamo imparare a scrutare l'orizzonte come i Sioux 

Le sue prime battute non sono sulla situazione presente ma sul futuro. Da un lato mi spiazza ma dall’altro mi conferma la regola che i grandi capitani hanno la dote e il dovere di guardare lontano, sapendo andare anche oltre le contingenze stringenti del momento. “Dobbiamo imparare a scrutare l’orizzonte come facevano i Sioux per capire se il modello della piccola impresa sarà quello idoneo a rispondere ai bisogni dei consumatori nell’arco della prossima decade. La nostra visione è che l’unicità dei prodotti, la capacità e la cultura della personalizzazione, la qualità che deriva dalla tradizione del fatto a regola d’arte, la garanzia legata alla provenienza da un territorio specifico, caratteristiche peculiari di quelle che abbiamo definito aziende a valore artigiano, saranno requisiti ancor più ricercati e apprezzati dai mercati di tutto il mondo negli anni a venire.

Le imprese a valore artigiano sono sostenibili non solo economicamente ma anche dal punto di vista sociale e ambientale

L’ipotesi forte da cui partiamo e per la quale ci stiamo organizzando come associazione è che il nostro sistema, fatto di imprenditorialità diffusa di minori dimensioni, saprà mostrare in pieno, nei prossimi dieci anni, la sua sostenibilità. Se saprà inglobare e portare al suo interno la rivoluzione digitale si rileverà perfettamente adeguato per il futuro. Crediamo che il nostro modello sia espressivo di una sostenibilità non solo economica ma anche sociale e ambientale e che, per questo possa avere un futuro ricco di opportunità. Sul versante economico la piccola impresa artigiana potrebbe avere tutte le carte in regola per rispondere a quei consumatori che andranno in cerca di unicità e distintività.  Forte di questo spazio sul mercato dovrebbe diventare anche un baluardo della sostenibilità sociale. Le nostre sono realtà incastonate nei loro territori di appartenenza che intrattengono rapporti e relazioni di scambio cruciali per il benessere delle comunità locali. L’azienda artigiana è lontana per sua natura dalla delocalizzazione, l’artigiano non vuole e non pensa di andar via dal suo paese. Lo stretto legame col territorio è l’aspetto che alimenta, di conseguenza, la sostenibilità ambientale del modello della micro-impresa, perché incentiva un rapporto virtuoso con l’ambiente circostante improntato alla tutela e al rispetto del contesto in cui si è collocati. L’artigiano e le sue maestranze vivono dove lavorano e viceversa: non possono essere indifferenti alla cura e alla salvaguardia dei luoghi in cui operano”.

La posizione di Confartigianato è netta e non va per nulla confusa con le teorie della  decrescita felice: il sistema delle imprese a valore artigiano può consentire uno sviluppo equilibrato, cioè ha nel suo DNA la capacità di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità di realizzazione di quelle future.

Rifletto sulle parole di Fumagalli e mi spingo un po’ più avanti. Un modello di sviluppo economico opposto a quello in cui crede Confartigianato, tutto basato su produzioni di scarsa qualità e durata, del tipo “usa e getta”, fondato sulla standardizzazione spinta, sull’omologazione, sulla delocalizzazione opportunistica e sullo sfruttamento ambientale senza remore non può, nel tempo, non mostrare delle crepe. Può rivelarsi, per l’accumularsi di una serie di eccessi, insostenibile, può andare improvvisamente fuori controllo. Non è che forse, in parte, quello che stiamo vivendo in queste tragiche settimane sia, via globalizzazione, uno dei tanti effetti indesiderati?

Non sarà la fine di tutto. Ogni trekking presenta dei salti e delle discontinuità nel terreno ma si continua a procedere

La nostra conversazione prosegue poi con un commento sull’escalation della situazione in queste giornate e sull’ultimo decreto legge del Presidente Conte: i grandi capitani hanno un occhio puntato sul futuro (e in piena tempesta sanno guardare al 2030) e l’altro immerso nel presente, sempre sul pezzo, dentro la realtà. Dall’inizio del contagio, Confartigianato sta facendo il suo lavoro di interlocuzione continua con il Governo e i Partiti per suggerire l’adozione delle migliori soluzioni a supporto degli associati. La posizione però non è quella di raccomandare interventi settoriali: “Ci sono comparti come quello turistico che ha subito danni immediati e lampanti ma c’è un effetto alone, meno evidente, che non può essere sottovalutato poiché avrà conseguenze pesanti su molti altri settori. Non concordiamo su provvedimenti selettivi che andrebbero a penalizzare ancor di più le piccole imprese. Bisogna restare uniti e uscire da questa crisi tutti insieme”.

Termino la conversazione con Cesare Fumagalli mentre la curva dei contagi continua a crescere e la Borsa di Milano registra il peggiore risultato di sempre: sarà la fine del mondo? “No” - mi risponde con empatia - “Non sarà così. Ogni trekking ha i suoi salti e le sue discontinuità ma ciò nonostante si continua a procedere”.

Non sarà la fine di tutto. Restiamo uniti credendo ancor di più nel modello delle imprese “a valore artigiano” perché sono quelle che meglio di altre potranno garantire uno sviluppo a misura d’uomo anche dopo questa emergenza.

Diamo retta a questo signore che in materia di piccole imprese sa vedere lungo. Come i Sioux...

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