Salvare gli oceani partendo dalla terra

Il ruolo delle imprese

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Due terzi delle imprese mediterranee non sono consapevoli del loro impatto sulla sostenibilità marina o sono inattive nella mitigazione. Ma c'è speranza, grazie al 34% delle aziende definite leader della sostenibilità, secondo un Report for the One Ocean Foundation scritto da ricercatori di SDA Bocconi, McKinsey e CSIC

La maggior parte delle minacce alla sostenibilità marina deriva da attività a terra, compresi l'80% dell'inquinamento da materie plastiche e la grande maggioranza delle emissioni di gas serra. Le imprese, però, sono in media consapevoli solo del 35% della pressione potenziale del loro settore sull'ambiente marino e le imprese che operano sulla terraferma sono meno consapevoli di quelle dei settori marini, secondo un Report per la One Ocean Foundation di Stefano Pogutz, Manlio De Silvio, Aristea Saputo, Stefano Romito, Francesco Perrini per SDA Bocconi insieme a Rafael Sardà (CSIC, Consejo Superior de Investigaciones Cientificas) e a un gruppo di consulenti McKinsey. Quando sono consapevoli, le imprese implementano attività di mitigazione del 74% delle pressioni che riconoscono, il che significa che in un caso su quattro la consapevolezza non è seguita da azioni concrete.

 

Il Rapporto considera consapevoli delle pressioni negative esercitate direttamente e indirettamente dalle loro attività sugli ecosistemi marini e costieri le aziende con un livello di riconoscimento corrispondente a quello degli esperti di scienze oceaniche. La survey (170 osservazioni) rileva che la consapevolezza delle imprese è più elevata sui temi oggetto di grandi campagne pubbliche e più limitata sulle questioni meno popolari. La consapevolezza delle pressioni dirette (come i rifiuti o i contaminanti) è più diffusa della consapevolezza delle pressioni indirette, ma non meno rilevanti, come le emissioni di gas serra.

 

Il Rapporto definisce "leader di sostenibilità" le aziende consapevoli e attive. Esse costituiscono il 34% del campione e condividono alcune caratteristiche: sono più propense ad allineare le proprie strategie con la missione e i valori sociali dell'azienda; sono più inclini a cogliere nuove opportunità di crescita nelle loro attività di mitigazione (ad esempio, la produzione di biogas negli impianti di trattamento dei rifiuti agricoli); sono più sensibili alla domanda di sostenibilità dei clienti e non considerano le pressioni normative come il principale fattore di sostenibilità.

 

Grazie a 50 interviste con aziende, organizzazioni industriali e Ong, lo studio ha identificato cluster tecnologici chiave che sembrano in grado di portare maggiori benefici alla protezione degli oceani (ad esempio, fonti di energia più pulite, nuovi materiali, digitale, automazione, monitoraggio e controllo) e ha evidenziato l'importanza delle iniziative organizzative (ad esempio, standard volontari di sostenibilità, codici di condotta e autoregolamentazione). Infine, la collaborazione è un fattore chiave sia per individuare soluzioni tecnologiche in grado di affrontare i problemi degli oceani, sia per favorire la diffusione di tecnologie più pulite.

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