- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 11 mar 2025
- 40 ore
- Online
- Italiano
Il corso intende fornire tutte le competenze necessarie a padroneggiare e applicare i principali strumenti e framework esistenti in materia di sustainability reporting.
Glasgow non è un fallimento, come qualcuno sostiene, dobbiamo guardare al bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto. La forte enfasi sui temi ambientali rischia di mettere un po’ in ombra gli aspetto sociali, la cui importanza è grande specialmente dopo (o, purtroppo, durante) l’esperienza pandemica. Ma il settore privato ha superato il settore pubblico nell’attenzione alle esternalità, e l’auto-regolamentazione è al momento lo strumento principale per il coordinamento delle imprese e degli intermediari finanziari. Questi i messaggi principali emersi dallo CFO Series di Stefano Del Punta, CFO di Intesa Sanpaolo, che ha incontrato i partecipanti di EMF - Executive Master in Finance, diretto da Andrea Beltratti, Academic Director e Alessia Bezzecchi, Program Director.
I risultati della COP26: “Ci hai parlato nei tuoi scorsi Special Seminar del tuo interesse personale e professionale per gli aspetti ambientali. Come valuti i risultati della COP26 tenuta a Glasgow?”. “A mio parere il bicchiere è mezzo pieno e non mezzo vuoto. Ci sono alcuni punti importanti e positivi, ad esempio l’impegno riaffermato a contenere l’aumento della temperatura a 1,5 gradi (non era scontato), la riaffermazione dell’obiettivo di trasferire 100 miliardi di euro all’anno ai paesi emergenti per aiutarli a sfidare le sfide climatiche, l’obiettivo di eliminare il metano e ridurre la deforestazione. Certo, ci si aspettava una dichiarazione comprendente l’eliminazione e non la riduzione dell’utilizzo del carbone. Il mancato raggiungimento di tale obiettivo costituisce il principale limite dell’accordo. Ma l’elemento veramente importante è stato l’entusiasmo del settore privato e il tentativo di superare gli obiettivi del settore pubblico, ritenuti troppo blandi”. “Si tratta di un’osservazione molto interessante” evidenzia Beltratti “il mondo sembra essersi rovesciato anche da questo punto di vista. Nel passato il settore pubblico avrebbe usato gli strumenti di regolamentazione e politica economica per costringere il settore privato ad agire tenendo conto delle esternalità sacrificando gli utili. Oggi il settore pubblico viene superato dal settore privato negli obiettivi. Ma come fa il settore privato a coordinarsi all’interno? Può funzionare l’autoregolamentazione?”. “Certamente” risponde convinto il CFO “l’impegno della Net Zero Banking Alliance è proprio un esempio di auto-regolamentazione internazionale. Del resto, anche nel campo della determinazione dei requisiti minimi di capitale, l’auto-regolamentazione ha preceduto la regolamentazione”.
Il ruolo delle banche: “Uno degli elementi evidenti nel tuo intervento a Executive Master in Finance del 2019 era l’osservazione relativa alla social license delle banche, in cui evidenziavi che i regolatori forniscono un’abilitazione all’esercizio dell’attività sulla base degli elementi legati al capitale e agli altri KPI dell’intermediazione finanziaria, ma sono il mercato e i clienti a consentire l’attività interagendo in modo continuo con la banca stessa. Come si è evoluta la tua riflessione in questi ultimi mesi?”. “La social license resta centrale per le banche, specialmente alla luce del crescente interesse degli investitori per gli aspetti ESG, anche se c’è il rischio che ci sia troppa attenzione sulla E (ambiente) e meno sulla S (sociale). Certamente le banche hanno responsabilità verso i clienti, in quanto saranno valutate proprio sulla base dell’impatto esercitato su imprese e risparmiatori. La sfida non è facile, occorre misurare l’impatto ambientale delle aziende clienti e dei loro fornitori, studiando gli effetti su tutta la value chain. Ma un grosso aiuto viene dalla tassonomia europea, che promette a breve di definire in modo univoco che cosa è verde e che cosa non lo è, oltre a meglio definire su che cosa puntare nella fase di transizione”. “Si tratta di elementi che potrebbero portare a un accorciamento della value chain internazionale, assieme al costo crescente dei viaggi nel momento in cui si terrà conto delle emissioni di CO2 associate agli spostamenti?”. “Certamente si. La frammentazione della value chain rischia di ridurre tutti i benefici che abbiamo avuto negli ultimi decenni dall’aumento del commercio internazionale tra cui l’uscita dalla povertà di miliardi di persone a la riduzione dell’inflazione. Una grande opportunità per l’Italia e più in generale per l’intera Unione Europea, che potrebbe riacquisire spazi di produzione interna dopo averli persi nello stesso periodo”.
La pandemia e l’Italia. L’Academic Director ricorda che “nello Special Seminar del 2020 avevi osservato che le contrazioni del PIL in Italia erano state davvero rilevanti nel primo e secondo trimestre, ma ti aspettavi un rimbalzo molto forte nel terzo trimestre. Eri tra i più ottimisti. Come valuti quello che è successo nel 2021 dal punto di vista della crescita?” “La ripresa del 2021 dovrebbe superare persino le previsioni più ottimistiche dello scorso anno, anche se la recrudescenza dei contagi e il lock-down in Austria appena annunciato sono elementi molto preoccupanti. Il PNRR assicura però risorse importanti per alcuni anni, erogate in maniera intelligente, con un meccanismo che conferisce ai politici e ai governi i giusti incentivi in quanto si tratta di pagamenti ricorrenti e condizionati al raggiungimento degli obiettivi intermedi, quindi in grado di superare il classico ciclo elettorale. Il vero spread tra l’Italia e la Germania non è solo quello tra i BTP e i Bund, ma è quello del rapporto tra investimenti e PIL, che negli ultimi anni si è ridotto in Italia. Dovremo usare al meglio le risorse pubbliche, molte di fonte europea, al fine di creare le premesse per un aumento del tasso di crescita medio, che era stato inferiore a 0,5% prima della pandemia e che era stimato all’1% a livello potenziale, ma deve raggiungere valori di 2-3% per rendere più sostenibile il nostro debito pubblico”.
Competenze e skill: l’Academic Director chiude lo Special Seminar con un’ultima domanda relativa alle competenze rilevanti e ai suggerimenti per i partecipanti. “La considerazione principale riguarda la rapidità della trasformazione delle singole professioni e del mondo del lavoro, che aumenterà ulteriormente nel futuro. Vi consiglio di uscire dalla zona del confort e di fare lavori diversi, in modo da imparare da ciascuno di essi e avere ulteriori incentivi per continuare a studiare, dal momento che la lifelong education sarà sempre di più una regola. Ma la finanza sarà sempre importante, sia a livello professionale sia a livello di capacità di amministrare il proprio patrimonio finanziario. La pianificazione di risparmi e investimenti sarà sempre più rilevante specialmente nell’ottica di creazione di una pensione privata, che potrà consentirvi il mantenimento del vostro stile di vita” conclude Stefano Del Punta, CFO di Intesa Sanpaolo, al termine di uno Special Seminar che consente di guardare al mondo in modo diverso e anticipare i principali temi di discussione che ci saranno nel futuro.
SDA Bocconi School of Management
Il corso intende fornire tutte le competenze necessarie a padroneggiare e applicare i principali strumenti e framework esistenti in materia di sustainability reporting.
Comprendere e gestire le variabili rilevanti negli investimenti immobiliari come convenienza economica e strutturazione del finanziamento bancario dei progetti.
Padroneggiare strumenti e processi e affinare le soft skill utili alla funzione di controllo direzionale nel contesto di un’impresa sostenibile.