La transizione digitale serve, ma la trasformazione è per pochi

Idee per la crescita di SDA Bocconi - La Repubblica

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Se pensiamo che la transizione digitale dipenda solo dalla leva tecnologica abbiamo gli occhi chiusi e il cervello spento. È molto esplicito Gianluca Salviotti, Associate Professor di Practice di Information Systems e Digital Transformation di SDA Bocconi, nell’introdurre la terza puntata di Idee per la Crescita, la serie di dialoghi tra professori di SDA Bocconi e i leader delle principali aziende italiane, impegnati tutti i giorni in prima linea nelle sfide del cambiamento, organizzata in collaborazione con La Repubblica.

 

Se, negli anni scorsi, la formula in voga era quella di “trasformazione digitale,” Salviotti invita invece le imprese a chiedersi preliminarmente di che tipo di transizione abbiano bisogno. “Le grandi imprese del lusso, per esempio, hanno dimostrato come sia possibile estrarre valore con una digitalizzazione garbata, che non è diventata una trasformazione completa.”

“Il motore della transizione,” ha detto Salviotti, “devono essere le esigenze del cliente.” Troppo spesso, quando lanciano piani troppo lunghi e ambiziosi di trasformazione, le imprese finiscono per trovarsi in mezzo al guado – non sono più quelle di prima ma non sono ancora qualcosa di compiutamente nuovo e i rischi di crisi finanziaria diventano concreti.

 

Una transizione efficace, ha spiegato Salviotti, deve saper coniugare cinque aspetti:

  • Visione
  • Strategia per la creazione di valore in tempi non troppo lunghi
  • Capacità IT (infrastruttura)
  • Engagement organizzativo
  • Meccanismi operativi, da allineare con costanza, non alla fine del percorso.

 

Il percorso di transizione non dovrebbe essere concepito come un piano che porta da un punto di inizio a una fine. La probabilità di imbarcarsi in processi elefantiaci e rischiosi è, infatti, troppo alta. La transizione dovrebbe invece essere in grado di restituire valore, passo per passo, anche nel breve e medio periodo, per soddisfare l’impresa, i clienti e gli investitori.

 

“Non esiste un percorso ideale,” ha concluso Salviotti. “La parola chiave è coerenza - rispetto alla propria storia e al proprio DNA. È giusto che imprese diverse, anche se attive sullo stesso mercato, arrivino a soluzioni diverse.”

Il vicedirettore di Repubblica, Walter Galbiati, ha tratto spunto dalle affermazioni di Salviotti per far dialogare tra di loro Carmelo Mariano, Partner KPMG, e Giuseppe Angelisanti, Head of Connectivity, IoT & Automation di Ferrovie dello Stato.

 

Parlando dei processi in atto nella sua impresa, Angelisanti ha sottolineato l’importanza dei digital twin, che trovano importanti applicazioni sia in fase di progettazione, sia nella formazione.

 

Mariano ha sottolineato come i processi di digitalizzazione possano contribuire a rendere anche le imprese industriali attrattive per i giovani talenti, formati nelle discipline STEM.

 

SDA Bocconi School of Management

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