Lo scorso 5 novembre, le classi Executive MBA di Roma hanno incontrato Antonio Fazzari, General Manager & Chief Operating Officer di Fater, azienda multinazionale e Joint Venture paritetica tra Gruppo Angelini e Procter & Gamble. Fater, che nel 2022 festeggerà i 30 anni, opera nel mercato dei prodotti assorbenti per la persona in Italia e nei prodotti detergenti per la pulizia dei tessuti e della casa in Italia e in circa altri 40 Paesi. L’incontro è stato possibile grazie allo sviluppo del networking delle classi Excutive MBA e in particolare grazie a Rosario Sgroi, candidato della classe di Roma.
Fazzari ha condiviso la sua esperienza nel suo primo anno a capo della Fater, alla quale ha voluto dare un titolo illuminante: “Un anno da Rookie General Manager”.
L’intervento è partito dalla riflessione circa l’importanza dei “basics”; vale a dire, le cose più basilari e standard ma allo stesso tempo fondanti del fare e essere impresa.
Innanzitutto, la sicurezza di tutti i dipendenti, il sistema di controlli interni che consenta all’azienda di fare sempre e senza eccezioni la cosa giusta (“the harder right”) ma anche il rispetto per tutte le persone e per le loro differenze.
Per chi riveste ruoli apicali, ogni cosa che si fa e come si fa rappresenta un messaggio che si diffonde attraverso l’organizzazione. Ad esempio, la scelta di un General Manager di cancellare riunioni inutili e investire il proprio tempo nel sedersi di fronte a un caffè con tutte le persone dell’azienda, dagli stabilimenti all’head quarter, per conoscere i propri colleghi e ascoltare le esigenze di cambiamento.
Fazzari ha poi sostenuto l’importanza di creare un sistema di valutazione e sviluppo del potenziale delle persone che parta dal concetto di talento. Ognuno di noi ha qualcosa di eccezionale che lo caratterizza. In Fater questo talento viene individuato, analizzato e rinforzato con l’aiuto degli altri. Ogni persona è incoraggiata a sviluppare un network di persone di riferimento e all’occorrenza anche di sostegno; questo compito è facilitato dalla presenza di senior ben disponibili ad agire come mentor per condividere la propria esperienza e formulare le giuste domande ai loro mentee.
L’intervento si è poi spostato nell’incoraggiare lo sviluppo di una visione di lungo periodo. Questo significa evitare di farsi risucchiare dalle dinamiche mensile e trimestrali di rincorsa dei risultati e tracciare una chiara rotta di ciò che si vorrà lasciare all’organizzazione nei successivi 3 o 5 anni. La responsabilità del vertice è infatti quella di ancorare l’azienda e i propri marchi a un chiaro “purpose”. Questo perché oggi i consumatori e i clienti “votano” per un brand attraverso il sistema di valori che rappresenta: non comprano più solo ciò che un’azienda fa, quanto piuttosto il perché lo fa.
Infine, Fazzari ha condiviso il lavoro di trasformazione culturale attualmente in atto in Fater. In un mondo nel quale le strategie delle global companies si somigliano molto, una grandissima area di differenziazione risiede proprio nel clima aziendale, nell’aria che si respira e nella matrice di relazioni che le persone sviluppano dentro e fuori i confini del proprio lavoro. Questa strategia in Fater è chiamata People First e tocca tutti i processi aziendali. I meeting, per esempio, si trasformano da momenti di controllo e valutazione a occasioni di confronto con il Management. Poco tempo è destinato alla descrizione di ciò che funziona mentre il focus passa a ciò che è necessario risolvere e a quale decisione deve essere presa. I meeting sono anche un’occasione per fare cultura, nei quali il vertice è chiamato per primo ad ascoltare le difficoltà dell’oggi e ispirare fiducia circa le opportunità del futuro. La velocità del cambiamento esterno impone anche la capacità di prendersi il rischio di decidere senza avere tutte le informazioni possibili, una necessità che in Fater viene sintetizzata con il motto “done is better than perfect”.
Perché per dirla con Lao Tzu: “Se non cambi la tua direzione, potresti finire dove sei diretto”.
SDA Bocconi School of Management