Finanza e sostenibilità, i molti modi (nuovi) di coniugare utile e buono

CEO Forum - EMF, Executive Master in Finance

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Forse non è stato amore a prima vista, probabilmente ha richiesto un corteggiamento lungo e discreto e una conoscenza reciproca che si è consolidata nel tempo. Ma sicuramente l’unione tra finanza e sostenibilità ora è solida, una di quelle destinate a durare. E poco importa se è anche un matrimonio d’interesse: anzi, in questo caso diventa una garanzia di fertilità. Se il doing good si unisce al doing well ne nasce qualcosa di utile per tutti: gli investitori e i cittadini, l’economia e l’ambiente. E il valore in tutte le sue declinazioni.

 

È questo il punto di vista condiviso dai partecipanti al EMF CEO Forum su “Banking and Sustainable Finance” organizzato dall’Executive Master in Finance – EMF, diretto da Andrea Beltratti, Academic Director e Alessia Bezzecchi, Program, Director.. Un panel di spicco composto da Marco Morelli, CEO di Banca Monte dei Paschi di Siena, Andrea Munari, CEO di Banca Nazionale del Lavoro, Claudia Parzani, Managing Partner Western Europe di Linklaters, Claudio Scardovi, Managing Director e Global Co-Head of Financial Services Consulting Industry di AlixPartners, e moderato da Andrea Beltratti, ha cercato di dare contorni più definiti al concetto di sostenibilità, alla luce dei mutamenti sociali, dell’imperativo ambientale sempre più pressante, di un settore che ha appena esorcizzato gli spettri del 2008 e, last but non least, dell’impatto globale della pandemia di Covid-19. EMF CEO Forum è parte integrante del progetto didattico dell’Executive Master in Finance nell’ambito del corso di Banking Transformation &Turnaround and del Track di Banking che ha tra gli obiettivi didattici, la finalità di sviluppare competenze manageriali al fine di governare l’impresa bancaria soggetta a diverse sfide tra le quali ha un ruolo importante la finanza sostenibile.

 

Ma cosa significa esattamente sostenibilità? La prima domanda della Direzione di EMF ha l’obiettivo di creare una definizione a più voci, mettendo insieme prospettive diverse. Secondo Parzani parlare di sostenibilità vuol dire parlare di “valore duraturo”, un inevitabile appello al futuro in cui la crescita economica deve seguire le due direttrici “dell’inclusione sociale e della tutela ambientale”. Anche Munari mette un accento sul futuro: “la domanda di sostenibilità sta aumentando, il compito delle banche sta nell’orientare l’investimento in questa direzione sapendo che ciò potrebbe comportare un costo sul breve termine, ma un aumento di valore sul lungo”. C’è anche una sostenibilità “quotidiana, comportamentale”, aggiunge Morelli: “significa adottare un atteggiamento ‘sostenibile’ nel lavoro di tutti i giorni, in termini di compliance e trasparenza. Per non parlare solo di massimi sistemi, occorre trovare il grip sull’operatività”. Una duplice declinazione di sostenibilità viene da Scardovi: “c’è una finanza sostenibile e una finanza per la sostenibilità. La prima è quella che deve tenere sempre presente la redditività di un’operazione, la seconda quella che può orientare una grande massa di denaro – tra banche, finanziarie e assicurazioni, quasi 3 trilioni di euro – verso obiettivi importanti per il nostro futuro, primo fra tutti la lotta al climate change”.

 

Nel secondo giro di tavolo la sostenibilità viene “spacchettata” nelle sue diverse dimensioni e implicazioni. La prima riflessione proposta dalla Direzione del Master al panel di top manager riguarda proprio il ruolo del board nel guidare le aziende verso la sostenibilità. “Credo che questa pandemia ci abbia insegnato fondamentalmente due cose:” – sottolinea Claudia Parzani – “la necessità di trovare soluzioni innovative soprattutto in situazioni del tutto impreviste dove le competenze ‘tradizionali’ non bastano più, e l’importanza di farlo lavorando insieme per obiettivi condivisi. Applicato alla sostenibilità questo può dare grandi risultati”.

 

Come si declina il concetto di sostenibilità nelle banche retail? “Vorrei sottolineare ancora l’accezione operativa”, risponde Marco Morelli sulla base della lunga esperienza di banking sul territorio. “Penso anch’io che questa emergenza globale abbia scardinato alcuni paradigmi della filiera decisionale all’interno delle banche. Fino a qualche mese fa era il board a dettare le linee di indirizzo, ora la cinghia di trasmissione si è invertita: le scelte operative sono pressantemente dettate dal bisogno del cliente e il polso di questi bisogni ce l’ha chi lavora nelle filiali. Ora all’inizio della catena decisionale c’è necessariamente la front line. Sono loro che possono concretamente incoraggiare le scelte sostenibili dei clienti e di conseguenza delle banche”.

 

Ma anche il rapporto tra banca e impresa ne esce trasformato. È un processo che va avanti da anni, la pandemia ha funzionato solo da catalizzatore. Ne è convinto Andrea Munari: “la sensibilità delle aziende verso la sostenibilità è decisamente aumentata perché si è capito che tutto ciò che non è sostenibile nel lungo termine porterà a una decrescita. Sappiamo che i comportamenti dei mercati cambieranno ma non sappiamo ancora esattamente come. In questo periodo ci sono stati molti interventi di stampo keynesiano, necessari; ma oltre a Keynes ora serve anche Kahneman, dobbiamo sapere interpretare i comportamenti degli individui nelle fasi di incertezza, la loro propensione al rischio”.

 

Uno dei nuclei centrale del tema della sostenibilità è quello delle città e del loro impatto crescente, in termini ambientali, demografici, socioeconomici, finanche sanitari. “Gli elementi di discontinuità col passato sono troppi per pensare che gli strumenti di valutazione e di intervento che già abbiamo siano sufficienti. Dobbiamo trovarne di nuovi”, avverte Claudio Scardovi. “In questo i big data e l’intelligenza artificiale ci sono sicuramente di aiuto, ma bisogna saper fare le domande giuste per avere le risposte giuste”. E aggiunge: “non amo il termine smart city perché ‘smart’ significa furbo, non necessariamente intelligente né etico. Preferisco sustainable city. Bisogna riformulare le finalità: solo così big data e AI possono produrre ‘serviceable truth’, citando Robert Nozick, e dare risultati etici”.

 

Richiamato più volte, il Covid-19 entra “a gamba tesa” anche nel campo della finanza sostenibile. E non potrebbe essere altrimenti, data la portata epocale. Cambierà il concetto di sostenibilità dopo la pandemia? Ancora Scardovi: “Una grande crisi è un’opportunità che non va sprecata. È l’occasione per progettare un ‘nuovo New Deal’. L’aumento spaventoso del debito pubblico mondiale che questa crisi sta generando non deve puntare solo al wealth ma anche al well-being, alla sostenibilità”. “Sicuramente il Covid inciderà sul concetto di sostenibilità”, prosegue Morelli, “difficile prevedere come. Nell’immediato credo si concentrerà sul tema del lavoro e della protezione sociale”. Nel breve termine gli effetti potranno essere pesanti: “sicuramente aumenterà il livello di tassazione”, prevede Munari, “ma voglio essere positivo: il settore pubblico può avere un ruolo fondamentale per la ripresa in due modi, aiutando le imprese a riorientare la produzione in chiave sostenibile e investendo sull’istruzione”, il vero volano del futuro. L’intervento conclusivo Claudia Parzani fa sintesi dei molti punti affrontati: “Dalla pandemia portiamo a casa la paura e il senso di vulnerabilità, sta a noi trasformarli in qualcosa di utile per cambiare le aziende in chiave ESG. Per esempio, per capire che la questione ambientale è centrale e indifferibile, che l’agire economico deve prendere in considerazione tutti gli stakeholder, che serviranno competenze nuove e ancora sconosciute nella governance del futuro e solo un adeguato investimento in istruzione e formazione può garantirle. E che, al netto di tutto questo, l’atteggiamento personale conta, e dalle crisi ne esce sempre meglio un ottimista”.

 

L’ultima riflessione del panel è per gli studenti dell’Executive Master in Finance.  “La sostenibilità sarà sempre di più una caratteristica essenziale delle professioni del futuro, e permeerà i contenuti di qualsiasi professione attuale. Oltre alle figure specialistiche, ciascuno di noi dovrà cambiare il suo lavoro per guardare alla stella polare della sostenibilità, declinata nell’impegno a perseguire un profitto che valorizzi, e non semplicemente rispetti, le caratteristiche sociali ed ambientali che contribuiscono in modo fondamentale alla nostra qualità della vota” è la riflessione congiunta dei quattro panelist e della Direzione dell’Executive Master in Finance.

 

>> Video dell'iniziativa

 

 

SDA Bocconi School of Management

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