NPL in banking and real estate

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Le banche italiane sono zavorrate da una montagna di crediti di dubbia esigibilità (non-performing loans, o NPL) pari secondo le stime più recenti a 360 miliardi di euro, circa il 18% dei prestiti lordi totali. 210 miliardi costituiscono le cosiddette sofferenze, vale a dire i prestiti maggiormente a rischio. Questa situazione presenta numerosi elementi negativi per l’intero sistema economico. Da una parte le banche hanno attivi più rischiosi, associati a maggior capitale regolamentari, con il rischio di dover chiedere ulteriori risorse agli investitori in una situazione in cui, per motivi sia ciclici sia strutturali, la redditività non consente la creazione di profitti da destinare all’aumento del capitale proprio. Inoltre, devono dedicare molte risorse alla gestione della dinamica degli NPL, distraendo quindi risorse dalle attività fisiologiche. Dall’altra parte le imprese, anche quelle migliori, ottengono meno credito per nuove iniziative.

Si è parlato di NPL  durante l'evento “NPL in banking and real estate” in SDA Bocconi organizzato dal nuovo EMF, Executibve Master in Finance. Andrea Beltratti, Direttore assieme ad Alessia Bezzecchi del programma, ha introdotto il tema ricordando le dimensioni complessive del fenomeno degli NPL, le implicazioni per l’economia e le possibili soluzioni, soffermandosi sulla necessità di costituzione di una cabina di regia nazionale che possa affrontare in maniera strutturata le molteplici dimensioni del problema al fine di mettere in atto riforme strutturali che consentano di migliorare la valutazione di mercato secondario degli NPL.  

Un panel composto da Armando Borghi, Stefano Caselli e Giampaolo Gabbi ha esaminato vari punti di rilievo.

Giampaolo Gabbi ha offerto una analisi completa del fenomeno degli NPL in Italia, richiamandone le dimensioni aggregate ed individuali per le pricnipali banche del sistema. Secondo Gabbi “i dati mostrano molta eterogeneità tra banche, in particolare per quanto riguarda il valore del capitale proprio necessario per fronteggiare i crediti deteriorati che non siano già stati coperti nei vari bilanci”.

Stefano Caselli si è soffermato in particolare sul fondo Atlante, affermando che “il fondo ha costituito una risposta adeguata ai mercati con riferimento ad esigenze di capitalizzazione delle banche in difficoltà e di acquisto di NPL a prezzi potenzialmente distanti da quelli prossimi allo stralcio che sono poposti da fondi speculativi. Atlante deve ora giustificare il suo tratto distintivo di soluzione di mercato, generando rendimenti per gli investitori. Ciò appare possibile nella misura in cui le azioni andranno verso una ristrutturazione radicale delle due banche partecipate, secondo una logica di drastica riduzione delle filiali e del rapporto cost-income. L’utilizzo di ammortizzatori sociali appare inevitabile se l’azione in questa direzione sarà concreta”.

Armando Borghi ha analizzato la situazione complessiva del mercato immobiliare, richiamando le dinamiche storiche dell’andamento dei prezzi in Italia e le relazioni tra andamento dei prezzi e volume delle contrattazioni, concludendo che “la presenza di dinamica di concessione del credito non sufficientemente selettiva rischia di migliorare la situazione nel breve periodo, allo stesso tempo creando le premesse per un futuro aumento dei crediti deteriorati nel sistema bancario italiano”.

Dopo una serie di domande poste in particolar modo dalle persone collegate via internet, si è concluso che il problema degli NPL può essere affrontato da una combinazione di intervento pubblico, risorse private investite da investitori italiani di lungo periodo, risorse private investite da operatori stranieri specializzati.

SDA Bocconi School of Management

 

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