Il Meglio del Piccolo

La saggezza del fare impresa

Di piccole imprese e di imprenditori in Italia si parla poco e male. Andare contro questa pessima abitudine è uno dei principali pregi del testo di Angelo Luigi Marchetti che ho avuto l’opportunità di leggere. Ma non è il solo motivo di valore. Ve ne sono altri due che meritano di essere citati.

E’ un saggio che permette di imparare per analogia, attraverso percorsi di riflessione inusuali. Gli imprenditori o i manager che lo leggeranno saranno condotti lungo territori lontani dal mondo dell’economia e dal linguaggio stereotipato di chi parla esclusivamente “l’aziendalese”, con i suoi ridicoli inglesismi. I riferimenti qui riportano alla mitologia greca ma non solo, anche a personaggi storici da cui si possono ricavare ottimi spunti di comportamento e d’azione strategica. Si tratta di una scelta ardita che può funzionare poiché stupisce invece di annoiare con le teorie, più o meno nuove, tipiche nei manuali di management, scritti da accademici o da consulenti, più spesso tradotti dal mondo anglosassone e raramente nostrani. Chi scrive qui è un profilo atipico di imprenditore-saggista, un ingegnere bergamasco amante degli studi classici. Insomma sarà un tragitto dove si apprende pescando da un passato lontanissimo per scoprirlo molto più vicino di quanto può sembrare.  

C’è un secondo motivo di valore in questa lettura. Declinando il concetto greco di “metis” e descrivendo la saggezza del fare impresa in tutte le sue possibili sfumature, Marchetti arriva a delineare in modo completo le capacità fondamentali che deve possedere un imprenditore: intuito, attenzione alle opportunità, pazienza, tempismo, ardimento, coraggio, resistenza. L’elenco potrebbe continuare ma lascio al lettore scoprirle e apprezzarle mano a mano. Mi limito a sottolineare che sono tutte abilità, come si capirà, che possono essere apprese ovunque sul campo tranne che dietro un banco di scuola, nelle aule universitarie o della formazione che resta per l’appunto manageriale e non imprenditoriale. E così l’imprenditore, col suo multiforme ingegno che si consolida solo con la pratica, viene paragonato ad una figura mitica, assomiglia ad un eroe, un combattente del quotidiano che deve trovare una via di uscita tra mille difficoltà contingenti e non prevedibili. E’ proprio partendo dal parallelo con l’eroe che Marchetti offre uno spunto importante a chi, pur avendo la responsabilità di un’impresa, sente di essere limitato, di non essere mitico ma semplicemente umano. Il genio multiforme non deve per forza essere incarnato in una sola persona: una grandissima dote del capo azienda diventa quella di sapersi circondare da manager e collaboratori capaci che portano nell’organizzazione proprio quelle caratteristiche che mancano all’imprenditore. La lezione dell’”io” che si espande e si realizza nel “noi” è senza dubbio uno degli spunti più interessanti e convincenti di questa lettura.

Infine, c’è un terzo motivo per cui valorizzare questo libro. In Italia di imprenditori, soprattutto di quelli alla guida di realtà di piccole dimensioni, si parla poco e male. Pochi, pochissimi sono i testi in cui si approfondisce questa figura fondamentale per la creazione delle aziende, in grado di generare occasioni di lavoro che possono dare senso, oltre che ricchezza, all’esistenza delle persone che vi operano. Sia nelle pubblicazioni, sui giornali, in televisione o al cinema, nel Paese del capitalismo pulviscolare, il capitano d’impresa è stato per lo più bistrattato. E’ stato visto come uno sfruttatore, un capitalista in perenne conflitto (di classe e di interessi) con i lavoratori, un affarista spregiudicato, un arricchito privo di cultura, un evasore, odiato o schernito da una certa frangia intellettuale oppure elogiato ma solo post-mortem. Si, perché in Italia gli imprenditori e i loro meriti sociali vengono riconosciuti soprattutto nelle omelie funebri quando per poche ore, dietro alla bara, l’invidia, l’astio e l’ideologia vengono accantonate. Ben venga allora un libro che valorizza questa figura, senza cadere nella retorica del salvatore della Patria, avvicinandola ai grandi protagonisti della storia e della mitologia. Ben venga questa lettura anche per i più giovani, per coloro che devono ancora delineare il proprio futuro, che hanno bisogno di eroi (veri) a cui ispirarsi, di quei capitani coraggiosi che, in Italia, potrebbero essere facilmente trovati a chilometro zero, sotto l’uscio di casa.

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