Raffaella: “Silvia, ammetto che venerdì ero proprio emozionata. Non pensavo che la modalità online potesse lasciare inalterata l’intensità e la solennità del momento”
Silvia: “E’ stata una bella sorpresa anche per me. In questo periodo tutti quanti abbiamo bisogno di sapere che la PA non si ferma, un po’ come nel nostro piccolo è stato fatto con EMMAP. E i nostri diplomandi ce lo hanno dimostrato. Come sempre, EMMAP è un po’ il riflesso della migliore PA. Non trovi?"
Raffaella: “Sì, è molto vero. Ho lavorato nel team di direzione per le prime 5 edizioni e come Direttore per le successive 5: EMMAP è sempre stata una finestra privilegiata sulla PA. E, allo stesso tempo la sfida è stata quella di riorientare il programma in funzione di quanto succedeva fuori. Sono stati 10 anni difficili, in cui la PA ha giocato in difesa. La crisi economica del 2008 ha portato con sé l’esigenza di contrarre la spesa pubblica e le conseguenze sono note. In primo luogo il blocco del turnover: in questi 10 anni abbiamo visto contrarre il numero degli addetti e ridursi la spesa del personale, con le conseguenze che ben conosciamo. Sono stati gli anni della spinta inversa al ventennio di riforme precedenti: non più spinta alla sussidiarietà verticale ed orizzontale, ma riaccentramento di alcune funzioni, accorpamenti, aumento dei controlli (anche in conseguenza alla normativa anti-corruzione). Un esempio su tutti è la c.d. Riforma Brunetta: norme uguali per tutti per gestire uno strumento complicato come quello della valutazione, con scarsi margini di flessibilità a livello di singola amministrazione, aggiunti solo nelle riforme successive.”
Silvia: “Vedo lo stesso trend anche in altre ondate di riforma, come ad esempio quelle contabili. Nel caso specifico, peraltro, si tratta di riforme evidentemente ispirate dal patto di bilancio europeo, attorno alle quali il nostro Paese ha costruito un sistema di regole e vincoli che hanno avuto importanti impatti sugli enti territoriali e sul tessuto economico e sociale locale (penso ad esempio al rallentamento dell’investimento in infrastrutture). Le parole chiave dominanti nel dibattito sono state austerità, spending review, efficienza…mi pare che l’intera agenda di riforma della PA italiana dell’ultimo decennio sia stata ispirata da un unico obiettivo: il presidio della dimensione economico e finanziaria, a scapito delle altre. In questo contesto mi è capitato spesso di incontrare manager pubblici letteralmente spiazzati!”