Consumi & costumi

Cambiamento climatico: ancora un tema caldo?

Il trend

L’ultimo rapporto di sintesi IPCC sulla crisi climatica stima che gli attuali livelli di emissione di gas serra abbiano causato un innalzamento della temperatura terrestre di 1,1 °C rispetto ai livelli preindustriali. Continuando su questa traiettoria, nei prossimi decenni si rischia di superare il limite di 1,5 °C, oltre il quale gli impatti sul sistema climatico globale avranno conseguenze sempre più catastrofiche e irreversibili.  

Il 2022 è stato uno tra gli anni più caldi mai registrati sulla Terra – il quinto, per la precisione, come riporta uno studio condotto dalla NASA – con fenomeni devastanti quali inondazioni, siccità e incendi che hanno afflitto gran parte del pianeta, accelerando le crisi umanitarie e aggravando i conflitti. Un problema non solo ambientale, quindi, ma anche economico, che richiede a cittadini, imprese e istituzioni costi ingenti per mitigare i danni provocati dalle calamità naturali, specialmente nelle economie meno sviluppate.  

Se i risultati del sondaggio Ipsos 2022 sull’approccio globale verso il cambiamento climatico riflettevano l’impatto dei disastri climatici – per metà della popolazione globale il riscaldamento terrestre rappresentava una preoccupazione costante – il nuovo sondaggio effettuato su 21.231 adulti in 29 paesi fa emergere come, nel 2023, l’insorgere di nuovi conflitti e questioni ad essi legate, quali l’inflazione e la sicurezza energetica e alimentare, abbiano potenzialmente contribuito a distogliere l’attenzione dalla questione climatica, che viene percepita come meno urgente. 

Alcuni punti salienti

Rispetto agli anni precedenti, il nuovo sondaggio mostra un calo crescente di fiducia nella necessità di agire sul cambiamento climatico per non venire meno a clienti e dipendenti, alle generazioni future e alle persone in generale. Questo risultato è rafforzato dai dati sulla polarizzazione delle opinioni riguardo al momento giusto per investire negli sforzi climatici: se il 38 per cento pensa che sia necessario agire nell’immediato, il 30 per cento sostiene il contrario a causa delle difficili condizioni economiche. Inoltre, nonostante un numero maggiore di cittadini ritenga che il costo economico del cambiamento climatico sarà superiore al costo delle misure volte a mitigarlo, un quarto della popolazione (26 per cento) pensa il contrario. Una simile suddivisione si può osservare tra i cittadini convinti che il cambiamento climatico sia al di fuori del loro controllo (24 per cento), e quelli invece contrari all’affermazione (48 per cento).  

Più bilanciata è invece l’opinione riguardo alla responsabilità dell’azione climatica, che viene percepita come condivisa tra cittadini (63 per cento del pubblico globale), governo (61 per cento) e imprese (59 per cento). I dati sottolineano anche un’ampia convinzione (in media al 75 per cento) che la questione climatica possa essere affrontata pienamente soltanto attraverso la collaborazione di tutti i paesi, e che i paesi attualmente più sviluppati economicamente (70 per cento) e quelli storicamente più responsabili per le emissioni dei gas serra (62 per cento) debbano fornire un maggiore contributo alla lotta per il clima.  

Degno di nota è anche il senso di urgenza che sembra ancora prevalere tra la maggioranza della popolazione presa in esame: il 52 per cento dei cittadini si dimostra infatti contrario all’affermazione che l’impatto negativo del cambiamento climatico sia troppo lontano nel futuro per preoccuparsi. Solo il 14 per cento, però, afferma di stare già facendo tutto il possibile per combattere il riscaldamento globale, mentre il resto della popolazione si suddivide tra chi si sentirebbe più motivato ad agire con l’aiuto di incentivi fiscali (38 per cento), facile accesso a informazioni su misure da adottare a livello quotidiano (36 per cento), o a seguito dell’esperienza diretta di disastri climatici sul proprio paese.  

Da evidenziare è anche l’aumento di consapevolezza dell’impatto ambientale di alcune azioni rispetto ad altre: in particolare, il passaggio alle energie rinnovabili è classificato dalla popolazione come il modo più efficace per ridurre le emissioni, in crescita di otto punti percentuali rispetto al 2022. Altre misure per la salvaguardia dell’ambiente – come il riciclo e l’uso di imballaggi biodegradabili –, tuttavia, vengono ancora considerate di maggiore efficacia rispetto al fare a meno della macchina, al primo posto tra le misure individualmente adottabili per combattere il riscaldamento globale. 

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