Il convegno si è posto l’obiettivo di analizzare le difficoltà che si incontrano nel coniugare asset class liquide e illiquide.
Il rendimento fornito dagli asset illiquidi sta spingendo le politiche dei gestori di Wealth Management ad aumentare il peso del private equity nei portafogli della clientela istituzionale e privata.
Partendo da una fotografia sulla dinamica del private Equity e sulle potenzialità di crescita nel medio periodo si è posta l’attenzione sul processo di ottimizzazione del portafoglio con particolare riferimento alle variabili chiave e alle loro criticità.
I numeri presentati offrono agli investitori un mercato degno di attenzione: 13% di crescita annua, oltre 500 transazioni nel 2020 e 2021, una tendenza ad una crescita dei prezzi sia in ingresso che in uscita.
Nell’ambito dell’asset allocation il primo tema affrontato ha riguardato la correlazione tra le due asset class: gli approfondimenti statistici segnalano che la decorrelazione emersa lascia spazio a ipotesi di incremento degli impieghi nel comparto del private equity.
Altro tema toccato ha riguardato il trade off rischio-rendimento e la valutazione di adeguatezza dei portafogli della clientela.
Sulla base di una simulazione di ottimizzazione del portafoglio utilizzando un campione di 2000 transazioni di Private Equity, si è stimato un peso del private equity superiore al 20%.
Tra i numerosi temi toccati nella tavola rotonda tra gli operatori di mercato si sottolineano: il ruolo della due diligence nella valutazione degli asset privati, la necessità di investire in fondi dedicati e di diversificare anche nel real estate e nel private debt, il processo di tokenizzazione degli investimenti, che permette un approccio sia B2C che B2B2C affiancandosi ad una banca che intermedia l’investitore finale.
SDA Bocconi School of Management