Sailing, una scuola di management. Parola di Luna Rossa

Due skipper di fama mondiale incontrano gli studenti dei Master SDA Bocconi

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Vela e formazione manageriale, una relazione che dura da molto tempo. E non solo per pescare dal mondo della navigazione modi di dire e metafore efficaci, ma proprio per sperimentare in ambiti diversi lo stesso senso della sfida e l’importanza del lavoro di squadra che sa valorizzare le competenze dei singoli. SDA Bocconi, che ha avviato da anni questa “partnership” con iniziative sportive come la MBA’s Cup, regata internazionale aperta a equipaggi di diverse business school, conferma ancora una volta la sua attenzione al mondo della vela: in occasione della Giornata degli Oceani 2021 ha invitato davanti alla platea virtuale dei partecipanti al Full-time MBA e ad altri Master due dei suoi massimi esponenti a livello mondiale, Max Sirena e Vasco Vascotto, rispettivamente skipper e membro dell’equipaggio di Luna Rossa, l’ormai storica imbarcazione italiana arrivata in finale quest’anno all’America’s Cup. 

Parlare di America’s Cup, la principale competizione velica internazionale, significa evocare un concentrato di abilità tecnica, allenamento, concentrazione, divisione dei ruoli e forza del team, leadership, aspirazione, sfida. “Per prepararsi all’America’s Cup, che dura 8 settimane, si lavora per oltre 3 anni, anche 12-14 ore al giorno nei periodi di punta e quasi sempre ‘al buio’, cioè misurandoci con noi stessi e con le nostre simulazioni, soprattutto quest’anno che il Covid ha limitato tutti i movimenti”, dichiara Sirena, per due volte vincitore del trofeo. Quindi in pochi altri contesti come questo il team building è fondamentale per raggiungere i risultati: “Il team è una grande famiglia di oltre 120 persone – dai progettisti, ai fornitori, alle funzioni di staff, all’equipaggio – e ognuna di loro ha un ruolo essenziale”, continua lo skipper. “Bisogna essere concentrati e collaborativi, soprattutto nei momenti difficili. Per questo occorre essere mentalmente solidi e flessibili”.  

A questi livelli di coinvolgimento professionale e personale il segreto è saper gestire al meglio sia i momenti di massima sollecitazione della squadra sia quelli di necessario “relax” e di valutazione dei risultati. È facile farlo? “Il problema non è certo la motivazione di fondo, se non sei motivato non partecipi a una America’s Cup o a qualsiasi altra gara internazionale”, risponde Vascotto, già skipper di Mascalzone Latino alla Louis Vuitton Cup 2007. “Il problema è quando le cose non vanno come vorremmo. Dobbiamo essere pronti anche a perdere delle gare: sono i momenti in cui si impara a non abbattersi, a compattare il gruppo, a usare anche la sconfitta per rafforzare lo spirito di squadra”. 

Più ci si addentra nelle dinamiche dell’America’s Cup, più diventano evidenti i parallelismi con la vita e la gestione delle organizzazioni aziendali. Tra questi, il tema dell’investimento sul futuro: “Formare le nuove generazioni di velisti è un investimento, non un costo”, sottolinea Sirena. “Il lavoro intergenerazionale non è facile perché i giovani spesso rappresentano una sfida per noialtri senior, loro pensano ‘out of the box’. Ma sono loro che portano le energie nuove necessarie per andare avanti”. E nel futuro della vela agonistica sono sempre più presenti le donne: “Per ora nelle PR, nel marketing e nella comunicazione. Nell’ultima campagna abbiamo avuto anche una progettista donna. Ma mi piacerebbe avere presto una donna nell’equipaggio, ci sono ruoli in cui la forza fisica non è determinante”. 

Altro punto importante, in mare e in azienda: la gestione dell’incertezza. “Hai chiaro l’obiettivo da raggiungere ma non sai esattamente come, le variabili e gli imprevisti sono tanti, devi sempre avere un piano B, e a volte scopri che sono meglio del piano A”. Non di meno bisogna lavorare al meglio con le risorse e il sostegno disponibili: “I neozelandesi hanno un budget molto più alto del nostro, per loro la vela è lo sport nazionale insieme al rugby e la loro barca è finanziata con denaro pubblico. Ma il successo di Luna Rossa”, fa notare il team leader, “sta aiutando a diffondere la passione per la vela anche da noi, la patria del calcio, sfatando il mito che si tratti di uno sport per benestanti: io, per esempio, vengo da una famiglia normale dal punto di vista economico”. E conclude: “Loro avranno anche la barca più veloce ma credo che il nostro equipaggio sia il migliore del mondo”. 

Se lo sfondo della conversazione è il mare non può mancare un riferimento al suo ecosistema e, più in generale, al tema della sostenibilità, al quale i due skipper sono particolarmente sensibili in qualità di Ambassador di One Ocean Foundation e della sua Charta Smeralda, il codice etico per condividere principi e azioni a tutela degli oceani. Vascotto è netto: “Non abbiamo altra scelta per il nostro futuro: dobbiamo rispettare il mare”. “Dobbiamo partire da noi, accettando di modificare la nostra vita comoda”, gli fa eco Sirena. “Come persone e come consumatori possiamo essere il motore del cambiamento. Significa rieducare noi stessi”. E anche questa è una lezione di management aziendale. 



SDA Bocconi School of Management.

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