Se esistesse una Borsa delle Parole, “sostenibilità” sarebbe sicuramente una blue chip. Dopo essere riuscita a superare la “bolla” del green-washing, le sue quotazioni sono in costante crescita e il suo valore si va consolidando al di là delle mode e delle convenienze contingenti. Perché, come i titoli di Borsa, anche le parole devono il loro successo di lungo periodo al valore reale che esprimono: la forza della realtà economica sottostante, in un caso, la concretezza e il radicamento di un’idea, nell’altro. È per questo che parlare di sostenibilità significa soprattutto parlare di cultura della responsabilità prima che di politiche economiche, soluzioni tecnologiche o, ancor di più, strategie di marketing. È una questione che ormai non riguarda solo le realtà industriali ad alto impatto ambientale, ma sempre di più le istituzioni formative ad alto impatto culturale.
Sono le basi su cui nel 2007 è nata, con il supporto delle Nazioni Unite, l’iniziativa Principles for Responsible Management Education (PRME) che, con le sue oltre 800 istituzioni aderenti, ha lo scopo di rafforzare il profilo della sostenibilità nelle business school e nelle scuole di istruzione superiore di tutto il mondo, offrendo ai manager di oggi le competenze e le conoscenze per realizzare il cambiamento di domani. Nell’edizione 2021 del suo Global Forum, SDA Bocconi, rappresentata da Manuela Brusoni, Director of Accreditation and Sustainability, Maria Errico, Alexander Hiedemann e Angelica Orfino, ha tenuto una sessione dal titolo “Using mission to drive SDG activity: challenges and the role of schools of management”. Un riconoscimento del lungo percorso compiuto dalla Scuola, membro della prima ora di PRME, e della sua leadership internazionale su questi temi.
Il titolo della sessione è un richiamo esplicito alla mission di PRME, quella di fornire ai futuri leader, attraverso la formazione manageriale, gli strumenti culturali per bilanciare gli obiettivi economici e quelli di sviluppo sostenibile stabiliti dall’ONU – gli SDG appunto – allineando le istituzioni accademiche con il lavoro del United Nations Global Compact. Per “mettere a terra” nella prassi economica e produttiva i 17 SDG, le istituzioni aderenti a PRME sottoscrivono 6 principi di azione direttamente applicabili all’attività formativa, che riguardano:
E poiché quello della sostenibilità e della responsabilità sociale è un cantiere sempre aperto, i 6 principi diventano anche una griglia logico-pratica con la quale i membri di PRME si impegnano a fare il punto dell’avanzamento del loro lavoro attraverso un report biennale. Il lungo cammino di SDA Bocconi all’interno di PRME è scandito dai suoi sei report – dal 2010 al 2020 – che ripercorrono l’evoluzione della Scuola sul tema della sostenibilità. È la mappa di un viaggio lungo e impegnativo attraverso le strategie e le soluzioni operative che hanno permesso e permettono di declinare i sei principi nella vita quotidiana della Scuola.
Il report non può ridursi– ricorda Manuela Brusoni – né a una semplice task-list da spuntare né tantomeno a un’occasione di autocelebrazione. Affrontare il tema della sostenibilità e degli SDG richiede innanzitutto capacità autocritica e onestà intellettuale. Occorre riconoscere i successi ma anche i margini di miglioramento. Ed è necessario differenziare l’approccio ai singoli SDG, consapevoli che una scuola di management, come qualsiasi altra organizzazione, può avere un impatto decisivo per alcuni di essi e più indiretto per altri.
Per questa ragione la sessione tenuta da SDA Bocconi nel Global Forum PRME di quest’anno ha voluto suscitare una riflessione e proporre un metodo di approccio selettivo agli SDG, per i quali la Scuola e la business education in generale possono svolgere un ruolo attivo di guida per la società e il mondo economico, rispetto a quelli per i quali sono comunque tenute a una compliance attiva e sinergica. Per esempio, se le business school non hanno lo stesso impatto sul cambiamento climatico (SDG n. 13) delle compagnie petrolifere, ciò non significa che non possano e debbano muoversi in conformità a esso, sia sul piano concreto e individuale (si pensi ad esempio al nuovo “Near Zero Energy” Campus di SDA Bocconi), sia soprattutto sul piano culturale, stimolando le buone pratiche aziendali e sostenendo gli innovatori e i policy maker che agiscono in questa direzione.
Ma quali sono gli SDG “core” per SDA Bocconi e per le scuole di management in generale? Quelli su cui si gioca una parte sempre maggiore della loro reputazione e finanche del loro futuro? Certamente due sono quelli centrali:
Ogni Scuola di Management poi deve valorizzare in modo selettivo, in base alla propria mission, ciò che ritiene distintivo della propria identità, programmando un impatto misurabile, a partire dalla ricerca per approdare alla didattica (Teaching & Learning) e alla disseminazione. A una prima ricognizione, per SDA Bocconi emergono come rilevanti altri tre SDG:
In conclusione, gli SDG hanno bisogno delle scuole di management in qualità di mediatori culturali per distribuire e far radicare stabilmente sul terreno socio-economico il seme dalla sostenibilità. E le scuole di management hanno altrettanto bisogno degli SDG per mappare le grandi sfide che attendono le imprese e le istituzioni e affrontarle con loro. Ciò significa anche che gli obiettivi di sostenibilità faranno sempre più parte dei criteri di accreditamento e dei ranking internazionali delle stesse scuole, bilanciando gli indicatori tradizionali. Una vera e propria rivoluzione culturale è già in atto ed è ormai irreversibile. Per un’istituzione di ricerca e formazione d’avanguardia la grande sfida è quella di guidarla.
SDA Bocconi School of Management.