Dare il giusto peso alle cose nella vita. Se ogni stile di leadership può essere riassunto in una frase – quasi un motto – quella di Andrea Sironi probabilmente è questa. Esprime una visione che potremmo definire “olistica”, una leadership che tiene insieme vita professionale e personale, pubblico e privato, obiettivi e valori. E anzi si nutre di un equilibrio che per molti è fonte di conflittualità. Ma nel dialogo con i partecipanti del Full-time MBA in un incontro delle Leadership Series quella che emerge non è certo la figura del guru. Piuttosto quella di una persona che non ha difficoltà a raccontare il lungo e difficile processo di costruzione di questo equilibrio attraverso difficoltà ed errori tanto quanto opportunità e successi. Se ne ricava una saggezza – parola forse desueta ma adatta a questa idea di leader – che non è mai un porto sicuro e definitivo ma l’orizzonte verso cui continuare a navigare (non solo metaforicamente).
Per il pubblico della Bocconi Andrea Sironi non ha certo bisogno di presentazioni. Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari, è stato Rettore dell’Università dal 2012 al 2016. Dallo stesso anno è Presidente di Borsa Italiana e membro del Consiglio di Amministrazione di London Stock Exchange Group (incarico, quest’ultimo, da cui si è dimesso in vista dell’acquisizione di Borsa Italiana da parte di Euronext, la società che raccoglie le borse valori dell’Eurozona), oltre alla partecipazione come consigliere indipendente nei board di diverse altre istituzioni.
Ed è proprio dal suo “habitat naturale”, i mercati finanziari, che Sironi inizia le sue riflessioni. Ne offre un’immagine dinamica che mostra i tratti salienti e le principali linee evolutive dei mercati dei capitali evidenziando anche una sorta di paradosso italiano: “il 95% degli investitori istituzionali di Borsa italiana non è italiano. Gli investitori istituzionali italiani tendono a non investire in Italia. Del resto le stesse imprese italiane si finanziano soprattutto col canale bancario e sono restie a quotarsi in borsa per non diluire l’assetto proprietario”. Tendenze che Borsa Italiana punta a correggere con programmi come Elite, che ha l’obiettivo di affiancare le imprese in un processo di cambiamento culturale e organizzativo, avvicinandole ai mercati di capitali e inserendole in un network internazionale attraverso attività di formazione e tutoraggio.
Ma lo sguardo di Sironi va ben oltre i confini della sua professione e della sua carriera. Anzi, parte proprio da quello che sembrerebbe un “incidente di percorso”: “la mia vita professionale cominciò più di 30 anni fa come analista finanziario presso la Chase Manhattan Bank di Londra. Ma io non volevo fare quello nella vita, avrei voluto seguire la carriera universitaria perché amo la ricerca e l’insegnamento, ma per motivi di salute persi l’occasione di entrare in un programma di dottorato”. È la prima di una serie di lezioni che Sironi condivide con la platea MBA: “non sempre si ottiene subito ciò che si vuole ma è importante cogliere le occasioni impreviste e apprendere da quelle. Aiutano a trovare la propria strada più tardi”.
È essenziale mettere a fuoco i driver delle proprie scelte. Una seconda e conseguente lezione viene proprio dal passaggio al mondo accademico: “dopo due anni a Londra sono tornato in Bocconi accettando una notevole riduzione di stipendio”, prosegue Sironi. “Non focalizzatevi troppo sull’aspetto economico all’inizio della carriera, non deve essere il vostro criterio di scelta principale”.
Uno di questi criteri è sicuramente lo sviluppo delle competenze. “Prima di diventare rettore ho svolto consulenze per diverse istituzioni finanziarie internazionali e ho capito che in una certa fase della vita (attorno ai 30 anni) per acquisire un vantaggio competitivo è fondamentale sviluppare una competenza specialistica e non essere un manager generico”. Un altro driver importante è la possibilità di fare “esperienze internazionali, la chiave per capire le persone di altre culture e anche per capire meglio il nostro paese”. E, sollecitato da una domanda di Francesco Daveri, direttore del FT-MBA, suggerisce un criterio decisionale ai giovani manager della platea: “se vi si presenta un’occasione e siete incerti se accettarla o meno, significa che potete farlo perché ne vedete dei lati positivi”.
Le vere lezioni di leadership arrivano dopo, ma sommessamente. Sironi preferisce definirsi diversamente: “il mio periodo come rettore alla Bocconi è stato probabilmente l’unico in cui sono stato davvero un manager perché ho ‘gestito’ delle persone. Ma la qualità della tua azione sta nel modo in cui ti ‘prendi cura’ di loro. Ad esempio, nelle valutazioni è più importante il giudizio dei subalterni che dei superiori”. L’ascolto è tutto. “L’ho imparato anche nei board di diverse istituzioni: bisogna passare del tempo ad ascoltare e capire gli altri. Senti le diverse opinioni prima di esprimere la tua”. E in ultimo, ma essenziale nelle posizioni di vertice, la chiarezza del purpose: “non bisogna solo capire cosa fare e come, ma soprattutto perché”.
SDA Bocconi School of Management.