Quello dell’anticipatore è un ruolo (o un destino) impegnativo, a volte emozionante, altre volte scomodo. Significa essere audaci ma non temerari, visionari senza perdere il contatto con la realtà, capaci di indicare nuove vie e di affrontare le naturali resistenze che ne derivano. Se il 50° compleanno è la prospettiva giusta per uno sguardo d’insieme, si può dire che SDA Bocconi ha giocato questo ruolo più volte nel corso della sua storia. A volte per necessità, sicuramente per vocazione o, più semplicemente, per la precisa e continua volontà di cercare risposte nuove alle domande emergenti dal contesto economico e sociale.
Fu così nel 1971, quando, sotto la guida e l’ispirazione di Claudio Dematté, come ha ricordato l’attuale Dean Giuseppe Soda, “la Scuola di Direzione Aziendale (SDA) dell’Università Bocconi fu immaginata e fondata da un gruppo di giovanissimi professori con l’obiettivo di dare all’Italia, al mondo produttivo, alle imprese e alle istituzioni un luogo in cui formare una classe dirigente competente, capace di guidare lo sviluppo e di affrontare le grandi sfide della società e dell’economia”. E nell’Italia degli anni ’70 la scelta di “formare la classe dirigente” era già di per sé una sfida audace: significava, da un lato, superare i limiti di una tradizione imprenditoriale ancora in gran parte artigianale immaginando nuovi modelli manageriali e organizzativi; dall’altro, trovarsi a fare i conti con la temperie politica e sociale di quegli anni dimostrando un’apertura culturale e una predisposizione al confronto di idee che andava ben oltre gli interessi “di parte”. E su entrambi i fronti la storia ha dato ragione a questa scelta.
Pionieri, da sempre
L’attitudine di SDA Bocconi a “guardare oltre” si è manifestata diverse volte nel corso di questo mezzo secolo, per esempio con il lancio, alla fine degli anni ’70, del Master in Business Administration (MBA), il primo programma in inglese offerto da un’istituzione italiana che indicava alla formazione manageriale italiana un futuro internazionale; o quando, nel decennio successivo, in pieno “riflusso” e contrastando l’idea della supremazia del privato sul pubblico, la Scuola lanciava nuovi programmi dedicati alla formazione dei manager in vari settori della pubblica amministrazione; o ancora quando, nel 1991, avviava il progetto editoriale di Economia&Management per diffondere la cultura manageriale ed estendere il perimetro di azione di quell’intuizione iniziale ben oltre le aule di formazione.
Poi sono arrivate le grandi questioni del nuovo millennio. In SDA Bocconi si discutevano le potenzialità e i rischi delle nuove tecnologie e del web per il business tradizionale prima ancora che l’iniziale ubriacatura digitale facesse esplodere la bolla delle dot.com alla fine del secolo scorso. Oggi che il digitale è la normalità in tutti i settori di attività e la sfida tecnologica ha nomi nuovi – big data, analytics, AI, machine learning – l’approccio è ancora lo stesso: esplorativo, innovatore, competente e sempre attento all’impatto reale sul business.
E ancora: in risposta alla grande crisi del 2008 e ai danni prodotti da una finanza iperbolica e sempre più scollegata dall’economia reale, SDA Bocconi ha avviato uno dei dibattiti più ampi sul concetto di valore, di responsabilità sociale delle imprese, di sostenibilità, tutte questioni ormai cruciali per il futuro delle organizzazioni, della società e del pianeta. È stato un processo tanto difficile quanto necessario, che ha coinvolto tutto il mondo dell’economia e della finanza, ha messo in discussione “verità” consolidate e riorientato la bussola degli investimenti in molti settori.
La responsabilità di progettare il futuro
Questo anniversario cade in uno dei periodi più difficili della storia recente, nel mezzo di un’emergenza sanitaria globale. Per SDA Bocconi, come per molte organizzazioni, l’ultimo anno è stato una palestra di resilienza, la prova su strada dello slogan “trasformare le crisi in opportunità”: l’ulteriore potenziamento dell’online learning, sviluppato ben prima della pandemia, ne è un piccolo esempio. Se è vero che “le idee non si fermano” questo è il momento di dimostrarlo.
A 50 anni si hanno delle responsabilità, e quella di SDA Bocconi oggi è impegnativa. La sua storia le ha sicuramente attribuito una leadership di pensiero nell’ambito della cultura economica e manageriale, capace sia di capitalizzare la conoscenza acquisita, sia di creare e diffondere nuove idee e nuove visioni. Come sintetizza efficacemente Soda, “la creazione di nuova conoscenza, risultato dell’attività di ricerca, è di per sé un atto deviante: è l’esercizio di un pensiero alternativo a quello dominante, irrobustito dal rigore nel metodo”. La responsabilità adesso è quella di esprimere una leadership sempre più aperta alle istanze esterne ma coerente con i propri valori, capace di autocritica e, se necessario, di correzioni di rotta, ma convinta che il suo ruolo “istituzionale” sia ancora quello di immaginare un futuro migliore.
LA PAROLA AI PROTAGONISTI
La storia di SDA Bocconi attraverso la sua leadership. Abbiamo chiesto ai precedenti Dean e ad altre figure di vertice un ricordo degli anni trascorsi alla guida della Scuola. Ne esce un mosaico di riflessioni e di momenti significativi di questi 50 anni.
Vittorio Coda (Presidente, 1981-1996): “Il ricordo che ho dei primi anni di vita della SDA è quello di un clima organizzativo di straordinaria bellezza. Eravamo un gruppo di giovani pieni di entusiasmo e voglia di mettersi in gioco per vincere la sfida di dotare la Bocconi di una scuola di management al servizio del Paese. Credevamo fortemente nelle potenzialità della variabile manageriale, unita a quella imprenditoriale, per migliorare il mondo. Grazie alla fiducia accordataci dai vertici dell’Università, operavamo con grande autonomia ed eravamo uniti nel cercare di fare il bene della scuola. Claudio Dematté era una guida fantastica, visionario e concreto allo stesso tempo, sapeva veramente fare squadra, motivare e crescere le persone per fare diventare realtà il suo sogno imprenditoriale”.
Franco Amigoni (Direttore generale, 1991-1996): “Tutto quello che facevano in Scuola aveva in sé tutti gli elementi che erano unici di quella straordinaria esperienza e che poi l’avrebbero condotta ai traguardi di oggi. Per esempio, la capacità di rompere gli schemi consolidati, di avere immaginazione, di fare del corpo docente una comunità coesa, di generare entusiasmo e, naturalmente, di avere un grande leader che fosse il motore di tutto questo: Claudio Dematté”.
Elio Borgonovi (Dean, 1997-2002): “La SDA un esempio di imprenditorialità di squadra. Nel 1988 ci chiesero di organizzare un corso di formazione per aiutare le Ferrovie delle Stato a divenire Ente autonomo. Tempi stretti per numeri impressionanti: 10 giorni di formazione per 660 dirigenti suddivisi in 22 gruppi. Pongo il problema a Claudio Demattè, in quegli anni Dean SDA Bocconi (allora si chiamava Direttore Generale), offrendogli la disponibilità a organizzarlo. Lui sostenne con forza l'iniziativa e con un impegno di squadra davvero straordinario riuscimmo a partire il 13 settembre con un programma di 220 giornate di formazione. Il 15 dicembre il corso si chiuse con grande successo. Per Ferrovie dello Stato e per SDA Bocconi”.
Maurizio Dallocchio (Dean, 2003-2006): “L'internazionalizzazione era per la Scuola un cambiamento radicale che richiedeva un radicale cambiamento di prospettiva. La risposta è contenuta nel motto coniato nel 2004: ‘knowledge and imagination’. La SDA Bocconi è conoscenza, competenza, esperienza; in una parola: knowledge. Venite da noi perché sapremo dimostrarvi che il nostro pensiero è potente senza essere un clone di quello prevalente. Ma la SDA Bocconi è anche creatività, inventiva, cambiamento, provocazione; è imagination. Venite da noi perché siamo a Milano, in Italia dove muoversi al di fuori della comfort zone alla ricerca dell’eccellenza è parte del quotidiano”.
Severino Salvemini (Presidente, 2003-2007): “Un passaggio per il decollo della SDA fu la partecipazione degli allora fondatori (Claudio Dematté, Elio Borgonovi, Andrea Rugiadini, Giuseppe Airoldi, Franco Amigoni ed altri) all’International Teachers Programme della Harvard Business School all’inizio degli anni Settanta. Quella fu la scintilla per adottare in Bocconi il metodo dei casi e una didattica innovativa. Pertanto quando ospitammo per la prima volta l’ITP nel 1988 e io ebbi il privilegio di dirigere il corso (uno dei primi internazionali e in lingua inglese) lo ricordo come uno stadio fondamentale nella crescita della Scuola”.
Alberto Grando (Dean, 2006-2012): “Nella vita della Scuola vi sono stati diversi momenti di discontinuità che hanno prodotto forti accelerazioni e le hanno consentito di conquistare il posizionamento attuale. Ritengo che uno dei più significativi e coraggiosi sia avvenuto nel 1990 (ben 30 anni fa!) con il lancio della prima edizione in inglese del Master in Business Administration sullo scenario internazionale. Rappresentò una sfida importante, ma assicurò alla Scuola la consapevolezza di poter giocare un ruolo di rilievo tra le migliori Business School del mondo”.
Bruno Busacca (Dean, 2012-2016): “1986, via Bocconi 8: prima festa di Natale nella nuova casa della Scuola, Via Bocconi 8. Visi sorridenti, emozionati, pieni di energia e di entusiasmo. Nel garage file di biciclette infiocchettate: un bellissimo regalo, ricco di significati. Fra questi, l'importanza di impegnarsi, con passione, costanza e determinazione, per meritare il privilegio di svolgere un lavoro bellissimo, in un’istituzione eccellente. Un lavoro che ci permette di essere quotidianamente a contatto con persone di talento, che si affidano a SDA Bocconi per la loro crescita professionale e personale. La cosa più bella di oggi è che quello spirito è rimasto immutato”.
SDA Bocconi School of Management