La pandemia ha moltiplicato numero e diffusione delle app che si curano della nostra salute, ma uno studio di quattro studiosi del CERGAS mostra che rimane molta strada da fare in termini di progettazione e verifica dell’efficacia
Il numero di app di digital therapeutics (quelle che intendono erogare un trattamento) presenti negli store è aumentato del 400% nel periodo di pandemia e anche le altre forme di mobile health (m-health) hanno registrato una crescita vertiginosa.
Una rassegna di letteratura realizzata da quattro studiosi del CERGAS, il Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale di SDA Bocconi School of Management, pubblicato su npj Digital Medicine, una rivista del Nature Portfolio, evidenzia però una serie di debolezze da correggere per raggiungere l’obiettivo di una m-health davvero efficace e sicura.
Analizzando 69 studi sperimentali (RCTs, randomized controlled trials) su app per malattie croniche come diabete, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie croniche e tumori, gli autori rilevano, anzitutto, che il disegno degli studi clinici è estremamente convenzionale. “Questo aspetto è problematico perché gli studi clinici convenzionali comportano tempi molto lunghi e scarse possibilità di adattamento, mentre le app mediche, come ogni altro prodotto informatico, sono soggette a frequenti modifiche e successive release”, afferma Rosanna Tarricone, una delle autrici, attiva nella ricerca sulle app mediche da anni, nell’ambito del progetto di ricerca europeo COMED.
Anche la qualità dei trial non è elevata, per via di una limitata dimensione media dei campioni, una breve durata del periodo di follow up.
I progettisti, secondo gli autori, dovrebbero inoltre rimediare anche al mancato coinvolgimento di medici e pazienti nella fase di design delle app. “Il loro feedback”, affermano gli autori, “sarebbe infatti essenziale per avere app user friendly, capaci di affermarsi sul mercato”.
Infine, i risultati degli studi clinici sono, in larga parte, inconcludenti. In pochi casi si dimostra, cioè, l’efficacia delle app in modo statisticamente significativo.
“Con l’esplosione quantitativa dovuta alla pandemia”, conclude Tarricone, “i tempi sono decisamente maturi per analizzare con attenzione la quantità e qualità dell’evidenza clinica a supporto delle app mediche che, come i farmaci, dovrebbero essere commercializzate solo se testate in modo appropriato.”
Per raggiungere questo obiettivo servono un maggiore ingaggio di medici ed end user, studi clinici più flessibili, campioni più rappresentativi e tempi di follow up più lunghi.
Maria Cucciniello, Francesco Petracca, Oriana Ciani, and Rosanna Tarricone. “Development Features and Study Characteristics of Mobile Health Apps in the Management of Chronic Conditions: A Systematic Review of Randomised Trials”. npj Digital Medicine, 4, 144 (2021). DOI: https://doi.org/10.1038/s41746-021-00517-1
SDA Bocconi School of Management