DBA, quando la business administration incontra la ricerca

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Dall’azienda all’accademia, dall’operatività alla ricerca. E ritorno. Non è riduttivo dire che lo spirito di un DBA, Doctorate in Business Administration è racchiuso in questo percorso, in un movimento circolare che porta la cultura manageriale ad un livello scientifico per contribuire al progresso generale delle pratiche di governo delle imprese, le quali diventano a loro volta materia di studio e di riflessione teorica. Una proposta formativa evoluta, rivolta a chi vuole diventare un «thought leader», come lo definisce Fabrizio Castellucci, Direttore del DBA di SDA Bocconi. Gli abbiamo chiesto di parlarci di questa figura, di questa importante esperienza formativa e delle prospettive culturali e professionali che può aprire.

Cerchiamo di capire innanzitutto cos’è un DBA e in che cosa si distingue dagli altri due percorsi formativi generali per executive, l’MBA e il PhD.

Semplificando un po’, possiamo considerare le altre due esperienze come i poli tra i quali si colloca il DBA, non come alternativa ma direi come armonizzazione dei due punti di vista. L’MBA è tipicamente una proposta rivolta a figure junior, con pochi anni di esperienza manageriale, e rappresenta spesso un trampolino per le loro carriere. Pur con una base scientifica rigorosa, ha un taglio prevalentemente operativo: vengono esaminati best-case scenario¸ soluzioni pratiche e così via. Dall’altra parte, il PhD in Business Administration ha un’impronta prettamente teorica e indirizzata alle carriere accademiche. Il DBA coniuga alcuni aspetti degli altri due percorsi: si rivolge a chi ha una lunga esperienza di business, a senior executive o consulenti di alto profilo che sono pronti a diventare, appunto, thought leader, figure in grado di dare alla propria azione un robusto supporto scientifico e metodologico.

Con riferimento proprio alle due “polarità” formative, quali sono i vantaggi di un DBA svolto all’interno di una business school?

Io credo che nel campo della business administration ci siano fortissime sinergie tra il mondo accademico e quello dei practitioner, alcune delle quali non sono state ancora esplorate, per una ingiustificata tendenza a considerarli due mondi non comunicanti. Una business school dovrebbe avere, appunto, il compito di colmare questo gap miscelando al suo interno le due componenti. Tanto più se si tratta di una business school che è strettamente legata all’università, come SDA Bocconi, con docenti di grande spessore accademico che, lavorando insieme alle società clienti e partner, posseggono altrettanta esperienza di business. L’aula del DBA diventa così il laboratorio ideale per produrre questa sinergia, dove i partecipanti provenienti dal mondo delle aziende vengono “esposti”, forse per la prima volta, ad un mindset accademico e alle sue metodologie.

Nell’attuale panorama economico e aziendale c’è il bisogno emergente di un percorso formativo di questo tipo?

Credo proprio di sì. Ritengo soprattutto che a un certo livello di evoluzione e complessità del business ci sia la necessità di un pensiero sistematico e di un approccio scientifico. Noto che spesso nel mondo della pratica manageriale si mettono in atto processi induttivi che estraggono regole di azione generali dall’esame di un caso singolo: tipicamente, si vede l’azienda di successo e si tende a imitarla. Ma questo non è un approccio scientifico. Il valore aggiunto di un DBA, oltre all’approfondimento delle singole discipline, è proprio l'acquisizione di un diverso modo di pensare e di affrontare i problemi stabilendo i nessi causali corretti tra due fenomeni, tra un risultato da raggiungere e le azioni da mettere in atto per raggiungerlo. Soprattutto in particolari contingenze economiche non basta “replicare” comportamenti e strategie, proprie o altrui, soltanto in base al presupposto che hanno funzionato in precedenza, perche ogni volta le condizioni cambiano e serve un metodo per capire in che modo. E con un DBA lo si ottiene.

E venendo al suo contesto specifico, qual è il valore aggiunto del DBA di SDA Bocconi?

Sicuramente quello di svolgersi in una School of Management di profilo internazionale che lavora a stretto contatto con la business community e, al tempo stesso, ha alle spalle la prima università economica italiana. Questo significa una faculty di alto livello accademico, di ricercatori in senso stretto, che però non trascurano mai le ricadute applicative del loro lavoro. Un altro vantaggio del DBA di SDA Bocconi è la struttura snella del programma, che tiene conto delle agende dei senior executive, sempre molto “affollate”. Per questa ragione abbiamo cercato di concentrare i moduli residenziali – solo quattro nell’arco dei primi due anni – completandoli con tre moduli online dedicati ai Fundamentals (Economics, Finance e Public Policy) e lavorando a distanza anche con l’affiancamento di un tutor, un docente che segue il partecipante sul suo progetto di ricerca nell’arco dei tre anni in un rapporto one-to-one. L’ultimo anno è dedicato esclusivamente al completamento di tale progetto. Insomma, è una sfida impegnativa ma può segnare il passaggio dal semplice apprendimento alla produzione di cultura manageriale d'eccellenza. A una thought leadership, appunto.

SDA Bocconi School of Management

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