Sono tanti i fattori che possono avere un effetto trasformativo sugli scenari di riferimento. Nel settore pubblico, secondo Tardiola, due sono le variabili che possono avere l’impatto più dirompente: i cambiamenti tecnologici e quelli demografici.
Come le innovazioni tecnologiche sono destinate a cambiare i servizi e i mestieri pubblici è difficile sintetizzarlo in poche righe. Non si tratta solo di immaginare quali mestieri saranno spazzati via dalle nuove tecnologie, ma anche e soprattutto quali nuove funzioni possono essere abilitate in uno scenario destinato a vedere il numero dei dipendenti pubblici ridursi per ragioni banalmente demografiche. Se INAIL 10 anni fa aveva 14.000 dipendenti, oggi ne ha 10.000 e, per quanto siano riprese le assunzioni, è verosimile pensare che tra 10 anni il numero di addetti sia destinato a diminuire più che a crescere. Come assicurare, quindi, una sempre più efficace funzione ispettiva che si esercita su 22 milioni di lavoratori e 3,8 milioni di luoghi di lavoro, se gli ispettori si riducono (oggi sono meno di 6.000)? Meno persone, ma meglio equipaggiate sul piano tecnologico, possono rendere la funzione ispettiva più mirata di prima. Se la demografia è un vincolo difficilmente eludibile, la tecnologia può consentire di immaginare nuovi modelli di lavoro che possono qualificare il lavoro nei servizi pubblici.
Infine, dice Tardiola alle ragazze e ragazzi di 20 anni in aula, il futuro tende ad assomigliare a come ce lo immaginiamo, in proporzione alla forza con cui lo desideriamo.