Si discute in queste ore di una notizia battuta da Bloomberg su un possibile accordo tra il governo italiano e SpaceX, azienda americana leader nell’innovazione tecnologica spaziale fondata nel 2002 da Elon Musk. Il dibattito nostrano è al momento dominato dal tema dell’opportunità politica dell’accordo, visto il probabile ruolo di primo piano di Musk nell’amministrazione americana in corso di insediamento: a tal proposito, si susseguono in queste ore dichiarazioni e smentite.
Ma c’è un fatto che resta rilevante: la sicurezza, l’efficacia e la pervasività delle telecomunicazioni contemporanee che le tecnologie satellitari possono offrire oggi sembra non avere rivali rispetto ai canali di trasmissione tradizionali. L’altro fatto di grande rilievo è che nessun altro soggetto pubblico o privato ha investito in queste tecnologie quanto SpaceX, che oggi ha un vantaggio tecnologico e strategico innegabile.
Pertanto, la questione che si pone non solo al governo italiano, ma all’Europa tutta è: qual è la strategia per cogliere l’opportunità che le tecnologie spaziali offrono, capaci di coniugare sicurezza e sviluppo economico?
Ho rivolto questa domanda a Clelia Iacomino, ricercatrice di SDA Bocconi GHNP, che ha recentemente discusso la sua tesi di PhD proprio sul tema del rapporto tra pubblico e privato nell’investimento in tecnologie spaziali.