Questa la storia che mi racconta, in una chiacchierata in cerca di qualche spunto di riflessione per decidere.
Ciò che lo fa propendere per cambiare è lo stipendio da segretario: all’inizio il tabellare è sostanzialmente identico, ma la dinamica di carriera sembra un po’ più veloce e l’accesso alle fasce successive con meno colli di bottiglia di quelli per l’accesso ai ruoli dirigenziali rispetto a dove è ora. Ciò che, invece, lo trattiene sono i racconti che serpeggiano tra alcuni colleghi di corso: la prospettiva di lavorare per anni in comunelli sperduti sui monti, dove assistere ai consigli comunali in orari quasi notturni, in balia della politica.
E i contenuti di lavoro?
Durante il tirocinio obbligatorio, in effetti, ha apprezzato il fatto che è tutto decisamente poco routinario, ogni giorno le questioni da affrontare sono nuove e lì la competenza giuridica serve davvero, per trovare la via più adatta. Ma le occasioni per confrontarsi in modo strutturato su questa esperienza sono mancate. Alcuni colleghi hanno avuto tirocini meno fortunati e la sensazione di affrontare questo nuovo mestiere in solitudine è un po’ angosciante.
Lo ascolto e sento arrivare un po’ rabbia. Non certo per lui, che ammiro per la responsabilità con cui prova a orientarsi in un momento di scelta professionale critica, cercando confronti esterni per avere maggiori informazioni e opinioni diverse. Mi arrabbio per il fatto che questa è la generazione accusata di cercare solo il posto fisso. Difficile da trattenere negli enti locali, perché all’inseguimento del nuovo concorso per un posto più comodo o meglio pagato. Ma nessuno è pronto ad ammettere che forse questo è anche il prodotto della mancanza di percorsi strutturati che aiutino i nuovi professionisti in ingresso a costruirsi una rappresentazione più ricca ed interessante dell’esperienza che stanno per fare.
La formazione all’ingresso si riduce quasi solo all’esposizione passiva ad una carrellata di lezioni online di esperti di materie tecniche, professori che parlano dall’iperuranio, segretari anziani pieni di aneddoti, ciascuno prodigo nel dire la propria, salutare e andare, senza nessuno ad accompagnare il percorso, se non sul piano amministrativo.