La grande “sorpresa” del 2020 è che quando c’è una crisi globale, non arrivano gli eroi della Marvel, ma sono le istituzioni pubbliche, dall’OMS al più piccolo comune, il riferimento per le comunità, dal livello globale a quello locale. Come ci ha detto Titti Postiglione (EMMAP6), Direttore Generale dell’Ufficio per il Servizio Civile Universale (grande esperta di gestione delle emergenze, per i suoi precedenti incarichi) “in emergenza succede una cosa straordinaria, si riscopre il valore e il senso di quello che si fa ogni giorno”. Riprogettare le modalità di prestazione del servizio civile volontario di oltre 30.000 ragazzi in tutta sicurezza è stato anche un modo per partecipare al superamento dell’emergenza. L’ostacolo, però, era costituito dalle regole: “occorreva uscire dalle gabbie delle nostre stesse procedure e, quindi, in 20 giorni abbiamo riscritto le regole”. Ripensare al proprio ruolo come istituzione pubblica a servizio della collettività è anche l’esito dell’esperienza presentata da Cosimo Palazzo (EMMAP5) ed Emanuela Losito (EMMAP6), rispettivamente Dirigente e PO dell’Area Diritti Inclusione e Progetti della Direzione Servizi Sociali del Comune di Milano, che hanno dato vita a “Milano Aiuta”, un servizio allestito per dare risposta ai nuovi bisogni emersi durante la quarantena (tra cui accesso facilitato alle consegne a domicilio di alimenti, farmaci e beni di prima necessità, per chi era solo in casa, magari ammalato). Come tutti i servizi che ancora non esistono, non è chiaro come farli, dove collocarli, a chi affidarli, con quale personale, ma a fare la differenza è una visione molto chiara su quali sono i bisogni cui dare risposta, senza la pretesa di avere tutte le risposte e le risorse. Attorno a quella visione, attori privati e del terzo settore fanno meno fatica a convergere e a portare soluzioni e risorse.