Cillo: mirata, innovativa, applicabile. La sfida della ricerca al tempo dei big data

Parlano i protagonisti della nuova organizzazione SDA Bocconi

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In un’epoca di overload informativo, dove i dati diventano commodities e la rete un terreno sterminato da cui raccoglierli a costo zero, che spazio ha la ricerca? È la domanda che rimane spesso sotto traccia quando si parla di ricerca per il mondo delle imprese e del management. Eppure è proprio in questo universo senza confini che diventa indispensabile trasformare l’informazione grezza in conoscenza. Una conoscenza mirata, rilevante, innovativa e immediatamente applicabile. Sono i requisiti che l’attività di ricerca deve avere secondo Paola Cillo, nuovo direttore della “Claudio Dematté” Corporate & Financial Institutions Research Division, che ci ha parlato delle prospettive e delle priorità che caratterizzeranno il suo mandato.

Quali sono le principali direttrici di cambiamento nell’attività di ricerca legata al mondo delle imprese e che implicazioni hanno per la formazione manageriale?

“Credo che il cambiamento abbia un triplice impatto: sul tipo di ricerca, sul metodo utilizzato e sui suoi contenuti. Con un comun denominatore: la trasformazione digitale che ha segnato gli ultimi 15 anni e ha avuto un’ulteriore accelerazione a causa della crisi sanitaria dell’ultimo anno. Quanto al tipo, si avverte sempre più forte l’esigenza di una ricerca specializzata e su misura per le imprese”. È qui che si fa la differenza tra qualità e quantità. Cillo ne è convinta: “online c’è un’abbondanza di ricerche e informazioni, più o meno approfondite, che vengono utilizzate dalle imprese nei loro processi decisionali. Ma molte di queste informazioni, anche se aiutano a individuare dei fenomeni-chiave, tendono a essere poco sistematiche e dettagliate. È proprio questa abbondanza di informazioni che rende necessaria per le imprese una ricerca tagliata sulle loro esigenze più specifiche. La nostra ambizione è quella di fornire alle imprese e alle istituzioni finanziarie un supporto mirato e rilevante per le loro strategie e i loro processi decisionali, che sappia approfondire le criticità esistenti, esplorare i nuovi fenomeni e identificare le traiettorie di crescita future”.

Tutto questo si riflette sul metodo di ricerca che deve unire due requisiti fondamentali: rigore e innovazione. Di nuovo entra in campo la tecnologia: “le piattaforme digitali e i big data offrono un’opportunità unica, quella di analizzare in modo estremamente dettagliato fenomeni che prima potevano essere osservati solo in superficie, ma per farlo bisogna adattare i metodi di ricerca esistenti e collaudati al nuovo scenario o crearne di nuovi, altrettanto robusti e affidabili. E questa è un’altra grande sfida”.

Last but not least, i contenuti: “osserviamo oggi che alcuni temi sono diventati centrali per tutte le imprese e non possono essere più trascurati”, prosegue il nuovo direttore. “Parlo della sostenibilità, variamente intesa, dell’inclusività, delle nuove forme di commercializzazione dei prodotti, della digitalizzazione dei processi e dell’impiego dell’intelligenza artificiale nelle attività aziendali, routinarie o meno. Tutti temi che saranno sempre più centrali nelle dinamiche di business a livello globale”.

Ma le prospettive della Divisione non si fermano qui. Il passo successivo è l’empowerment delle aziende. “La nostra attività ha l’obiettivo di accompagnare le imprese in un percorso di appropriazione delle metodologie e dei contenuti della ricerca attraverso attività di tutorship e/o formazione per far sì che i risultati abbiano una ricaduta diretta nelle attività e nei processi quotidiani”.

Qual è la questione che ritieni prioritaria nell’iniziare il tuo nuovo incarico?

“Il mio obiettivo è quello di valorizzare ulteriormente due elementi qualificanti della nostra attività di ricerca e due potenti fattori competitivi: la vicinanza della nostra Faculty al mondo delle imprese e delle istituzioni finanziarie, che nasce da 50 anni di attività di formazione manageriale. Un radar sempre attivo che ci consente di anticipare i fenomeni critici e i cambiamenti rilevanti. Il secondo elemento è il fatto che SDA Bocconi è la School of Management dell’Università Bocconi, che ha sempre fatto della ricerca il cuore della propria attività. Due fattori che garantiscono alla ricerca rigore scientifico e rilevanza pratica”.

E quale contributo personale pensi di poter apportare?

“In primo luogo, raccolgo l’eredità di chi mi ha preceduto alla guida della Claudio Dematté RD e immagino una continuità rispetto all’ottimo lavoro svolto per far crescere la Divisione. Da parte mia lavorerò, appunto, per favorire una sempre maggiore integrazione tra l’attività di ricerca di SDA Bocconi e dell’Università e far sì che la ricerca d’eccellenza parli sempre più il linguaggio del business e produca un impatto significativo per le aziende. Inoltre, in linea con il Piano Strategico 2021-2025 della Scuola, vorrei espandere il footprint della ricerca internazionale, mantenendo forte il presidio sui temi di interesse prioritario per le imprese italiane”. Potremmo definirlo un processo circolare dove le aziende e le istituzioni finanziarie sono l’alfa e l’omega dell’attività di ricerca, al tempo stesso la sorgente e il destinatario finale.



SDA Bocconi School of Management

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