Cappetta: rigore, responsabilità e bellezza, gli ingredienti per la formazione dei nuovi manager

Parlano i protagonisti della nuova squadra SDA Bocconi

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Liquidità vs solidità. Una formula un po’ icastica, forse, ma aiuta a comprendere la visione della cultura e della formazione manageriale di Rossella Cappetta, il nuovo Associate Dean per gli Open Programs di SDA Bocconi nell’organizzazione voluta dal Dean Giuseppe Soda. Sostenitrice del rigore metodologico e critica verso una concezione “fluida” del management che conduce spesso a perdere di vista uno dei punti cardinali dell’azione manageriale, quello della responsabilità, Cappetta dà al suo nuovo incarico una precisa dimensione valoriale. 

Un’impronta dovuta anche al suo curriculum personale: SDA professor sui temi della Progettazione organizzativa, è stata prima direttore dell’Area Organizzazione, Risorse Umane e Leadership e successivamente della Divisione Master; torna ora in SDA dopo un’esperienza esterna in cui si è occupata in particolar modo della connessione fra politiche di formazione aziendali e pubbliche (esperienza raccolta nel libro Apprendimento Non-stop. Integrare politiche pubbliche e aziendali sulla formazione per conciliare benessere e produttività, ed. Egea). La abbiamo chiesto di declinare in poche battute la sua idea di formazione, le urgenze e le prospettive. 

Quali sono le caratteristiche principali che deve avere oggi una formazione manageriale capace di generare impatto e cambiamento reale? 

“Dobbiamo investire sempre di più in una formazione che abbia tre precise caratteristiche: sia rigorosa, rilevante e continua”, sostiene Cappetta. “È l’unico modo per contribuire realmente alla costruzione o al consolidamento delle competenze e quindi al senso (e alla bellezza) del lavoro di chi partecipa ai nostri programmi. E dev’essere una formazione in grado di accompagnare i nostri partecipanti durante tutte le trasformazioni del loro percorso di crescita professionale”.

In ambito aziendale, secondo la docente, è stato fatto un uso improprio e spesso ideologico del concetto di “liquidità” di Bauman. “Si è parlato di imprese ‘fuzzy’, in cui tutto fluisce senza sosta e dove interno ed esterno si confondono. Ma questo ha finito per giustificare la delegittimazione di ogni modello di impresa e può diventare la scusa per non assumersi responsabilità specifiche e non cimentarsi nelle decisioni e negli investimenti di lungo periodo”. Il concetto di responsabilità diventa quindi lo spartiacque, quello che rende un’impresa capace di generare valore per sé stessa, per le persone che ci lavorano, per la comunità a cui appartiene. “Ma rigore e responsabilità non significano rigidità: i modelli di impresa vanno progettati, implementati e valutati. E, a fronte dei risultati del monitoraggio, vanno modificati”. 

E qual è la sfida prioritaria che bisogna affrontare? 

“Credo che sia quella delle competenze adatte alla sempre maggiore complessità del contesto. Lungi dal costituire un elemento di postmodernità, quando si parla di competenze la fluidità rischia di diventare una fuga consolatoria dalla complessità. La vera sfida oggi è contribuire alla crescita manageriale vera, che è appunto quella delle competenze, senza lasciarsi trasportare da mode e da dibattiti tanto superficiali quanto ideologici. Ricordiamo che in questo SDA Bocconi deve continuare a essere un punto di riferimento in un panorama sempre più ampio, variegato e spesso confuso”. 

E c’è un altro valore sul quale Cappetta vuole riportare l’attenzione, quello della “bellezza” del lavoro: “è importante innamorarsi del proprio lavoro perché, come diceva Primo Levi, ‘il lavoro è salvifico’. Ma perché sia così, devi avere le competenze per appassionarti a quello che fai”. Ed è una passione che nelle parole e nello stile comunicativo della nuova responsabile della formazione manageriale non si fa fatica a cogliere.

 

SDA Bocconi School of Management

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