SDA BOCCONI SCHOOL OF MANAGEMENT E AKQA ITALY HANNO SVILUPPATO UN INDICE FONDATO SU CINQUE DIMENSIONI, QUATTRO DELLE QUALI POSITIVE E UNA QUINTA, IL RAMMARICO, NEGATIVA, PER DARE CONCRETEZZA AL CONCETTO DI ESPERIENZIALITA'
Se potessimo ricevere un centesimo ogni volta che un uomo d’impresa usa parole come esperienza, esperienzialità e brand experience saremmo tutti ricchi. Quanto più i mercati sono competitivi, tanto più si fa forte l’esigenza di differenziarsi dai concorrenti e la qualità dell’esperienza dei clienti è una chiara fonte di differenziazione. Faticheremmo, però, a sbarcare il lunario se il nostro benessere dipendesse dalla capacità delle imprese di misurare la qualità della brand experience e l’efficacia degli investimenti in questa direzione. E senza queste misurazioni l’esperienzialità rischia di trasformarsi nell’ennesima moda manageriale, destinata a svanire col tempo.
Un gruppo di ricercatrici di SDA Bocconi School of Management, Michela Addis, Sarah Ghaddar, Chiara Mauri, Giulia Miniero e Renata Trinca Colonel, in collaborazione con AKQA Italy, ha sviluppato un indice che misura la qualità della brand experience per i clienti delle imprese B2C, in funzione degli effetti dell’esperienza sulle intenzioni di acquisto del consumatore: il Bea, Brand Experience Assessment. L’indice è stato presentato nel corso di un convegno, mercoledì 17 maggio alla SDA Bocconi.
Attraverso un processo in tre stadi che ha coinvolto più di 2.500 consumatori, le ricercatrici sono riuscite a isolare le cinque dimensioni che formano la brand experience.
Fonte: ViaSarfatti25