PPP: oltre lo slogan, una chiave per innovazione, crescita e sviluppo sostenibile

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Negli ultimi tempi, si è assistito a un crescente richiamo al partenariato pubblico-privato (PPP), ma vi è il rischio che questo termine venga ridotto a uno slogan, anziché essere implementato come un efficace strumento per far funzionare l’economia e la società. Nonostante il PPP venga spesso confuso con le concessioni per la realizzazione di infrastrutture e servizi, dal 2016 il Codice dei contratti pubblici lo ha formalizzato proprio come una forma di concessione. Tuttavia, dietro questa sigla, esistono numerosi modelli applicativi che promuovono una governance collaborativa, indispensabile per affrontare la crescente complessità dei nostri tempi.

Quello che emerge, osservando i dati forniti da SDA Bocconi, è che il PPP assume frequentemente la forma di una concessione. In particolare, queste rappresentano circa il 20% delle gare pubbliche per lavori e servizi e oltre il 30% per progetti dal valore superiore ai 100 milioni di euro. Quando l’obiettivo è legato a investimenti piuttosto che alla fornitura di servizi, la procedura preferita è quella dell’iniziativa privata, che nel Codice dei contratti pubblici è denominata finanza di progetto. Nel 2023, questo approccio ha toccato il picco, rappresentando l’87% del valore delle gare di concessione, e spesso è proprio la proposta a iniziativa privata a catalizzare l’interesse del mercato verso il modello del PPP.

Veronica Vecchi, Professor of Practice of Business Government Relations, direttrice del programma Partnership pubblico-privato per investimenti e servizi di SDA Bocconi, afferma: “le opportunità offerte dal PPP, in particolare dall’iniziativa privata, si mostrano promettenti per introdurre innovazioni nei servizi pubblici e in settori regolamentati. Tuttavia, esistono preoccupazioni legate al possibile impatto negativo sulla concorrenza. Non è un caso che, con alcune difficoltà interpretative e operative, dal 2022 si sia aperta la possibilità di utilizzare la proposta a iniziativa privata anche per le concessioni idroelettriche, con l’obiettivo di favorire innovazione tecnologica e sostenibilità.

Oltre a questo ambito, recentemente il PPP è stato richiamato anche per altre concessioni, come quelle balneari, e per progetti di rigenerazione urbana. In questi casi, si tratta di utilizzare concessioni amministrative per valorizzare e rendere redditizi beni pubblici. La partnership tra pubblico e privato potrebbe favorire investimenti che, oltre a generare profitti, contribuiscano al bene comune, ad esempio attraverso la messa in sicurezza delle coste o la creazione di servizi utili per le comunità locali in zone più prospere”.

La rigenerazione urbana, invece, rappresenta un campo molto complesso, dove è necessario che coesistano diverse forme di collaborazione. Queste possono riguardare la costruzione di infrastrutture, l’erogazione di servizi pubblici o la gestione finanziaria degli investimenti. In un contesto urbano, soprattutto se l’obiettivo è ridurre le disuguaglianze sociali, diventa essenziale adottare strategie di coinvestimento e blended finance, ponendo l’accento non solo sugli spazi fisici, ma anche sui contenuti e le funzioni sociali degli interventi.

Modelli come l’asset recycling e la cattura del valore risultano particolarmente interessanti in questo contesto. In alcuni settori, infatti, gli asset, comprese le concessioni, possono generare entrate considerevoli, che potrebbero essere riutilizzate per sostenere investimenti in aree dove sono necessari capitali pubblici aggiuntivi. Se questi flussi non vengono gestiti con attenzione, si rischia di alimentare processi di gentrificazione, aumentare le disuguaglianze o fallire nell’obiettivo di creare un reale valore sociale.

Alla luce della varietà di modelli e contesti territoriali in cui il PPP può essere applicato, è diventato prioritario sviluppare meccanismi operativi specifici. Servono sistemi di incentivi, logiche per garantire una concorrenza sana, strategie d’intervento pubblico e strumenti per valutare il valore generato, non solo dal punto di vista economico (value for money), ma anche in termini di benefici sociali (value for society). È fondamentale, quindi, considerare gli impatti economici (crescita del PIL, creazione di posti di lavoro, sviluppo locale, innovazioni), ambientali e di governance (trasparenza), oltre a quelli sociali. È altrettanto importante distinguere tra risultati immediati e impatti a lungo termine, e riflettere sulla differenza tra benefici per le fasce più vulnerabili e quelli per la collettività nel suo complesso.

Infine, non sembra mancare una normativa adeguata per il PPP, ma piuttosto la sfida consiste nel garantire leadership e competenze sia nel settore pubblico che in quello privato. È essenziale che queste capacità vengano sviluppate congiuntamente per poter ideare, valutare e implementare le necessarie innovazioni, ed esplorare i veri vantaggi reciproci offerti da queste collaborazioni.

 

SDA Bocconi School of Management

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