Tre domande a Simonetta Di Pippo, nuovo Professor of Practice di SDA Bocconi, chiamata a dirigere il SEE Lab. Astrofisica con due lauree honoris causa in International Relations e Environmental Studies, assume il nuovo incarico dopo un iter professionale che l’ha vista protagonista nel campo della space economy all’Agenzia Spaziale Italiana, all’Agenzia Spaziale Europea e alle Nazioni Unite. La cooperazione internazionale nei programmi di attività nello spazio ai fini di uno sviluppo socio-economico sostenibile rappresenta la bussola della sua «navigazione».
Un’astrofisica che «atterra» in una business school potrebbe sembrare una cosa molto particolare, se non addirittura strana. Se dovesse raccontare a un neofita del tema i 3 motivi per cui space economy e business school sono un buon connubio, cosa gli direbbe?
Direi non solo che sono un’astrofisica, ma un un’astrodiplomatica, con alcuni decenni di esperienza nel settore spaziale a tutto campo e una vocazione alla cooperazione internazionale. I tre motivi per i quali non solo è un buon connubio, ma una scelta strategica molto importante sono questi:
Per poter affrontare al meglio queste sfide, occorre non pensare a compartimenti stagni, ma utilizzare competenze cross-cutting e multidisciplinari, aggregandole in un unico team che possa fare la differenza. Grazie a questo connubio, il SEE Lab di SDA Bocconi nel prossimo futuro diventerà un centro di eccellenza mondiale nella space economy.
Dagli osservatori internazionali in cui è stata ed è protagonista, compreso il World Economic Forum (WEF), come guarda ai prossimi 10 anni nel settore della space economy? Su che cosa puntare prioritariamente e che ricadute anche per le aziende sono ipotizzabili?
Occorre guardare al breve, medio e lungo termine allo stesso tempo. Nel lungo termine dobbiamo continuare con studi e ricerche, per esempio nel settore dell’estrazione e utilizzo di risorse da altri corpi del sistema solare, come Luna e asteroidi. L’uso delle risorse spaziali infatti sarà importante per le prossime spedizioni sulla Luna e su altri pianeti, avremo infatti bisogno di propellente per il rifornimento in orbita delle missioni spaziali, ossigeno e acqua saranno necessari ai sistemi di supporto alla stazione spaziale in orbita lunare, nonché alle operazioni condotte sulla superficie lunare e nelle prossime missioni su altri pianeti.
Mentre nel breve termine riteniamo che il SEE Lab si debba focalizzare su almeno due temi principali:
Per quanto riguarda il tema delle ricadute sulle aziende spaziali, queste saranno semplicemente enormi. Mentre quelle sulle aziende in settori contigui: esponenziali.
Un aspetto un po’ biografico, ma di interesse generale: lei è molto attiva nella promozione della cultura STEM, in particolare per le donne. Ci sono stati fattori critici in questo senso nel suo particolare percorso e che lezioni utili anche ad altre persone ha ricavato sul tema diversity&inclusion?
Sono per natura contraria alle discriminazioni, di ogni tipo. Per vincere una sfida, occorre formare la squadra migliore, fare spogliatoio e costruire un team con un obiettivo strategico comune, che si ottiene mettendo assieme i migliori talenti possibili per quell’obiettivo. Nel primo numero del 2010, The Economist titolava in copertina: «We Did It! What Happens When Women are Over Half the Workforce». Il dato principale dell’articolo, che amo citare ancora spesso dopo oltre dieci anni dalla sua pubblicazione, menziona quella che viene definita «la guerra dei talenti», che era e sarà sempre di più un elemento da considerare nello sviluppo socio-economico di un Paese. Non si può vincere una partita senza mettere in campo tutti i migliori giocatori, e lasciare metà della forza lavoro, quella femminile, in panchina, non giova. Sulla base di questo, mi sono fatta promotrice di diverse iniziative, a cominciare dall’aver fondato nel 2009, assieme a una collega tedesca, «Women in Aerospace Europe», che ha proprio lo scopo di raggiungere un bilanciamento di genere nella forza lavoro nel settore, valorizzando il merito, le capacità, il talento. Mi piacerebbe, e lo dico purtroppo da anni, poter un giorno, così come l’ho fondata, chiudere l’associazione. Sarebbe il segno che il suo scopo è stato raggiunto, ed è quindi diventata inutile. Purtroppo non ci siamo ancora, ma sono convinta che è dalla diversità di opinioni, di seniority, di competenze, di origine geografica e culturale e di genere, che possano venire i migliori risultati.
SDA Bocconi School of Management