Special Seminar EMF: Ignazio Angeloni, «coerenza e strategia»

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«Lavoriamo per migliorare l’Europa che abbiamo, non ne esiste un’altra». Un’esortazione, o forse un monito, che chiude un’ora di conversazione appassionata sulle prospettive dell’unione monetaria, questa casa comune che a meno di vent’anni dalla sua costruzione mostra qualche crepa, ma che può essere ancora consolidata con l’impegno congiunto di tutti i suoi inquilini. A sostenerlo è Ignazio Angeloni, rappresentante della Banca Centrale Europea presso il Meccanismo di Vigilanza Unico (MVU) – l’organismo europeo di vigilanza bancaria che comprende la BCE e le autorità nazionali dei paesi partecipanti – nel corso di uno Special Seminar EMF - l'Executive Master in Finance.
Inevitabile, in questo contesto, parlare di leadership europea, anche attraverso figure che hanno guidato il processo di unificazione monetaria o che sono ai vertici degli attuali assetti finanziari europei. Il che significa anche parlare di leadership tout court, di stili e percorsi differenti che possono condurre ai medesimi successi.

Formazione, un investimento a lungo termine
Il primo riconoscimento di Angeloni va alla sua formazione e alle sue origini “bocconiane”: «Ho scelto la Bocconi sia per ragioni attitudinali – avevo una grande passione per la matematica e le analisi quantitative – sia perché lo “spirito dei tempi” – era il 1972 – mi spingeva a interessarmi ai meccanismi dell’economia e della politica. Ho avuto la possibilità di studiare economia monetaria con docenti del calibro di Franco Bruni e Mario Monti, sono esperienze formative che non si dimenticano». Dopo un PhD in economia alla University of Pennsylvania, Angeloni arriva all’Ufficio Studi della Banca d’Italia che lui stesso definisce «una sorta di campo dei marines, dove si impara a combattere, cioè a sostenere tesi complesse e innovative e a controbattere alle obiezioni con le migliori argomentazioni». Il 1998 è l’anno dell’approdo alla BCE. Siamo agli albori della moneta unica e «si respirava un clima da pionieri, ci si conosceva tutti, furono anni di grande entusiasmo e creatività», ricorda Angeloni.
Nel 2005 ritorna in Italia a capo della Direzione Rapporti finanziari internazionali del Ministero dell’Economia, in quella che ancora oggi ritiene una delle esperienze professionali più interessanti: «Le risorse erano scarse e i problemi da affrontare complessi. È importante capire che le competenze acquisite nel passato, che magari non hai avuto modo di utilizzare subito, prima o poi tornano utili. Se un consiglio posso dare ai giovani è questo: pur specializzandovi, non perdete di vista il contesto più generale in cui si svolge la vostra attività. Mantenete anche il gusto di diversificare le vostre conoscenze. È molto probabile che queste torneranno a vostro vantaggio in futuro».
La carriera di Angeloni continua. Nel 2009 è di nuovo alla BCE come consigliere del Comitato esecutivo, coordina i lavori preparatori per l’MVU, diventa direttore generale della DG Politica macroprudenziale e stabilità finanziaria e presidente del Comitato per la stabilità finanziaria della BCE e poi rappresentante al Consiglio di vigilanza dell’MVU. «Nessuna pianificazione a tavolino, ogni passo ha portato al successivo», sottolinea l’economista. «E mi rendo conto che la radici di tutto questo affondano ancora nella mia formazione iniziale».

Stili di leadership
Una carriera scandita anche dall’incontro con grandi figure di leader, da riconoscere e da cui imparare. Due in particolare: Tommaso Padoa-Schioppa e Mario Draghi. La sintesi che si trae dal confronto delle due figure è paradigmatica: la leadership è il risultato di un trade off tra coerenza e capacità di compromesso. «Credo che il successo si raggiunga sapendo mantenere un percorso coerente, con rigore e tensione all’obiettivo finale, e avendo al tempo stesso la flessibilità necessaria per reagire alle circostanze, la capacità di affrontare le variabili impreviste, a volte di aggirare l’ostacolo. E capire quando adottare una strategia o l’altra».

L’Italia vista da Bruxelles e Francoforte
Non poteva mancare la sollecitazione – proveniente dal direttore EMF, Andrea Beltratti – di uno sguardo sull’Italia dalla prospettiva europea e sulla possibilità per il nostro paese di attrarre investimenti stranieri. Angeloni risponde partendo con un richiamo alla memoria storica: «chi oggi invoca l’uscita dall’euro come rimedio ai mali dell’economia italiana dovrebbe ricordare le crisi monetarie ed economiche che ci furono negli ultimi decenni della lira. Sappiamo tutti che l’Italia ha problemi strutturali indipendenti dalla moneta unica e che l’uscita dall’euro sarebbe traumatica. I sistemi economici sono sempre più interdipendenti e i protezionismi, di qualsiasi natura essi siano, sono semplicemente anacronistici (anche Trump lo capirà). L’Europa è ancora una grande occasione e i margini di collaborazione sono ampi. Nell’unione bancaria, per esempio, le autorità di vigilanza nazionali stanno lavorando con la BCE per rafforzare e sviluppare i sistemi bancari di ciascun paese dell’eurozona. In questo e in altri campi – conclude Angeloni – l’Italia deve saper cogliere le opportunità che l’Europa offre, e, dove e quando serve, dare concreti segnali di cambiamento».

SDA Bocconi School of Management

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